Fra i titoli di stato europei che offrono un buon rendimento a scadenza, quelli albanesi in euro meritano considerazione. Oggi più di ieri. Il piccolo stato balcanico potrebbe infatti entrare a far parte del club dei paesi dell’Unione Europea. L’esecutivo comunitario dovrebbe presto ufficializzare la candidatura dell’Albania, ma poi la decisione dovrà essere presa dagli stati membri che già in passato avevano bocciato per tre volte l’ingresso di Tirana nella Ue. Ora le cose sono cambiate e la politica del paese, più stabile, sembra stia cominciando a dare risposte sulle questioni più spinose: libere elezioni, lotta alla corruzione e alla criminalità.

Un cammino non facile, ma intrapreso con decisione sin dal lontano 2003. Già ufficialmente riconosciuta dalla Commissione europea come stato “potenzialmente candidato”, l’Albania intraprese i negoziati per stipulare un Accordo di Stabilizzazione e Associazione (ASA) nel 2003. Tale accordo è stato firmato il 12 giugno 2006, completando così il primo passo dell’Albania verso l’adesione all’Unione europea. Ora i tempi sembrano maturi e forse ed è quindi probabile che la Commissione europea dia il suo via libera alla candidatura, così come riferito da fonti Ue, in vista della pubblicazione del rapporto annuale dell’esecutivo europeo sull’allargamento, che fa il punto sui progressi dei Paesi candidati o potenziali candidati nel percorso di integrazione nell’Unione dei 28.

 

Obbligazioni Albania 7,50% 2015 in dettaglio

 

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L’unico bond in euro emesso da Tirana è quello da 300 milioni collocato nel 2010 al prezzo di 99,50. Fra alti e bassi il titolo, negoziabile per tagli da 50.000 euro (Isin XS0554792670) prezza oggi intorno a 104 che corrisponde a un rendimento lordo del 5,78% a due anni dal rimborso. Alla luce dei recenti cambiamenti politici e del migliorato quadro economico dell’Albania, gli analisti ritengono che Tirana non avrà difficoltà a rifinanziare il debito pubblico a scadenza e già il prossimo anno il Tesoro potrebbe lanciare una nuova emissione, approfittando dei bassi tassi d’interesse, in sostituzione di quella esistente che andrà a rimborso nel 2015.

Il rating assegnato da Standard & Poor’s al titolo di stato è B+ con out look stabile, ma gli analisti sono abbastanza ottimisti sul futuro delle finanze del piccolo stato balcanico, soprattutto in vista di un prossimo ingresso nell’unione Europea. Il titolo benefica inoltre di una tassazione agevolata del 12,50% sugli interessi maturati, al pari dei titoli di stato italiani e sovranazionali rimasti immuni dall’aumento delle imposte sulle cosiddette rendite finanziarie del 2012.

 

Il debito pubblico albanese resta alto, ma il paese sta voltando pagina

 

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L’economia dell’Albania è considerata ancora come quella di un “paese in via di sviluppo”, secondo la metodologia del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e delle Nazioni Unite (UN). L’Albania non è un paese ricco per gli standard europei e sta attualmente compiendo la difficile transizione verso un’economia di mercato. La caduta del regime politico comunista del 1990 è infatti avvenuta più tardi e in modo più caotico rispetto agli altri paesi dell’Europa dell’Est, ed è stata caratterizzata da un massiccio esodo di rifugiati politici e emigranti economici verso l’Italia e la Grecia nel 1991 e nel 1992. I primi tentativi di riforma cominciarono all’inizio del 1992, dopo che il valore reale del PIL albanese era diminuito di oltre il 50% rispetto al picco del 1989. Più recentemente la crisi economica iniziata nel 2008 ha colpito la maggior parte delle famiglie albanesi, circa il 60% degli abitanti ha avvertito una influenza ”significativa” dell’andamento dell’economia, rispetto a una media della regione Sud Est europea del 50%. Tuttavia l’Albania ha resistito alla crisi globale meglio dei suoi vicini e nel 2009 è stata tra le poche in Europa a crescere economicamente. Negli ultimi 2 anni la crescita economica è stata meno brillante, in quanto la recessione globale della zona euro ha colpito duramente anche Tirana e soprattutto per via delle riforme e i tagli alla spesa pubblica resisi necessari per preparare la strada al prossimo ingresso nella Ue.

Dal punto di vista commerciale, la domanda di importazioni di prodotti albanesi è aumentata in maniera rilevante dal 2010 in poi e nel primo trimestre del 2013, in particolar modo attraverso il deprezzamento del lek, la moneta locale. Nonostante l’Albania dipenda meno degli altri Paesi della Penisola balcanica dal commercio con l’estero, è comunque vulnerabile agli effetti della crescente crisi del debito sovrano nella zona euro, tenendo conto che i paesi più colpiti sono proprio l’Italia e la Grecia, ossia i due maggiori partner commerciali del piccolo paese balcanico.

 

Economia Albania: al nuovo premier il compito di voltare pagina

Non tutto è quindi rose e fiori e il tanto elogiato miracolo di crescita economica albanese, pur a fronte della recessione globale, rischia di entrare nei meandri della recessione in cui sono già entrati altri Paesi europei a causa di un debito che ha raggiunto ormai il 60% del PIL e che secondo il monito dell’FMI sarebbe insostenibile per un paese delle dimensioni dell’Albania. In termini comparativi, l’Albania è al 24° posto a livello mondiale. [fumettoforumright]Il suo debito è il più alto dei Balcani occidentali e dell’Europa centrale: più del 60%, contro una media di circa 43% sui Pil nazionali. Sembra, tuttavia, che l’Albania stia voltando pagina:  in giugno, si sono tenute difficili elezioni parlamentari. A differenza che in passato. Il clima politico è stato migliore e il premier uscente Sali Berisha, padre padrone della politica albanese per oltre vent’anni, si è fatto da parte lasciando la guida del paese all’ex giovane sindaco socialista di Tirana, Edi Rama, meno conservatore e più dedito alle riforme di cui l’Albania ha bisogno per modernizzarsi. Forse è l’inizio di un cambiamento epocale dopo quello della caduta del comunismo?