Anche la multiutility A2A torna sul mercato obbligazionario. Era infatti dal 2009 che l’azienda nata sei anni fa in partecipazione fra i comuni di Milano e Brescia non emetteva un prestito obbligazionario, quando fu lanciato un bond a tasso fisso del 4,5% da 1 miliardi di euro con scadenza 2016. Ma il successo odierno è bene diverso, sia per via dei tassi d’interesse ormai prossimi allo zero che spingono i risparmiatori verso la ricerca di rendimenti interessanti, sia per via del tormentato mercato dei titoli di stato che sta favorendo in maniera esemplare i collocamenti obbligazionari delle società (A2A continua a piacere: dopo il bond, pioggia di acquisti sul titolo).

 

Bond A2A 7 anni: risultati del collocamento

A2A ha così collocato venerdì scorso, presso investitori istituzionali, 750 milioni di euro del nuovo titolo a sette anni riscontrando una domanda di ben 4,25 miliardi, 5,6 volte superiore al quantitativo massimo offerto dall’azienda. L’obbligazione, con scadenza novembre 2019, è trattabile presso la Borsa del Lussemburgo per quantitativi minimi di 100.000 euro con multipli aggiuntivi di 1.000, paga una cedola del 4,5% e, a fronte di un prezzo di riofferta pari a 99,718, rende a scadenza il 4,55% lordo. Il successo dell’emissione che riporta un rating Baa3 per Moody’s e BBB per S&P – spiegano dalla società – è senz’altro dovuto al buon momento del mercato obbligazionario corporate e l’ottima partecipazione da parte di investitori italiani e stranieri ha indotto il management di A2A ad aumentare l’importo inizialmente richiesto nell’ambito del Programma Euro Medium Term Notes per complessivi 2 miliardi di euro deliberato dal Consiglio di Gestione lo scorso 15 novembre 2012. ”L’emissione obbligazionaria”, spiega la società lombarda, “è parte della strategia finanziaria del Gruppo, volta a garantire un adeguato livello di liquidità, allungare la durata media del debito e diversificare le fonti di finanziamento” (Obbligazioni Atlantia e A2A, Collocamenti esauriti ora parola ai mercati).

 

Piano industriale A2A: obiettivi ambizioni per abbattere il debito di 1,4 miliardi

 

Con questa nuova emissione, che sarà negoziabile dal prossimo 28 novembre, A2A punta a una sensibile allungamento e riduzione dell’indebitamento societario, dai 4,58 miliardi di euro attuali (che include il miliardo circa dovuto all’acquisizione di Edipower) a 3,2 miliardi, come anche previsto dal piano industriale da realizzarsi entro il 2015. Ragion per cui è lecito attendersi altre emissioni obbligazionarie a breve di A2A che andranno ad aggiungersi a questa e alle tre già sul mercato con scadenze ottobre 2013, maggio 2014 e novembre 2016. La riduzione dell’indebitamento – spiega la società nel piano – sarà realizzata attraverso cessioni mirate di quote di minoranza e l’incremento dell’efficienza operativa (dalla vendita degli asset non core A2A si attende incassi intorno ai 400 milioni) a fronte comunque di investimenti previsti per 1,2 miliardi di euro fino al 2015. Il ritorno a una maggiore efficienza di A2A si rende necessario dopo che l’agenzia di rating Moody’s ha annunciato la scorsa settimana di aver ridotto il giudizio di lungo termine con out look negativo sulla multi utility. La decisione degli analisti segue l´aggiornamento del piano 2013-15, alla luce del recente completamento dell´acquisizione di Edipower che ha portato a un significativo incremento dell´esposizione della società all´attività di generazione di energia in Italia.

 

Aumento capitale A2A: il mercato ha paura 

 

Del resto, l’avventura in Edison è costata molto cara ad A2A, soprattutto in relazione al fatto che la crisi economica ha ridotto sensibilmente i consumi di gas ed elettricità, per cui si rende necessaria una parziale trasformazione dell’area di business per cercare di risalire la china (la capitalizzazione in borsa si è ridotta di due terzi). L’obiettivo del management è la riduzione del debito A2A entro il 2015 di almeno 1,4 miliardi (dagli attuali 4,5) e il raggiungimento di un margine operativo lordo a 1,4 miliardi (attualmente è di circa un miliardo) investendo contestualmente e potenziando il settore dello smaltimento dei rifiuti.

Fra gli obiettivi, ci sarà inevitabilmente anche la riduzione dei dividendi che penalizzeranno non poco le entrate dei comuni di Milano e Brescia, la cessione di quote di minoranza e la vendita delle attività estere in Montenegro. Non è escluso nemmeno un aumento di capitale per centrare gli obiettivi del piano triennale se ciò non sarà sufficiente – come già ventilato in passato da più parti – anche se i vertici per il momento lo escludono sostenendo che l’azienda è solida finanziariamente e dispone di linee di credito non ancora utilizzate. Una tesi che, però, non trova adeguati riscontri in borsa dove il titolo azionario in un anno ha perso più del 60% (vedi grafico) performando decisamente peggio della concorrenza.