Intek ha pubblicato il prospetto informativo relativo all’emissione di nuove obbligazioni con scadenza nel 2025 e cedola 4,50% (ISIN: IT0005394884). L’adesione può avvenire in diverse modalità. E’ previsto sia l’acquisto per quanti fossero sinora sprovvisti di altri bond della società, sia un collocamento riservato ai titolari del bond 2015-2020, in scadenza il prossimo 20 febbraio e con cedola 5% (ISIN: IT0005074577). In questo articolo, ci occuperemo proprio di questa seconda modalità. Anzitutto, l’operazione di “swap” è su base facoltativa e coinvolgerà fino a un massimo di 2.354.

253 obbligazioni febbraio 2020, ciascuna dal valore nominale di 21,60 euro e in cambio della quale verrà corrisposta un’obbligazione 2025 dal valore nominale di 21,60 euro.

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In altre parole, lo scambio avverrà alla pari, cioè secondo un rapporto 1:1. Sulla base dell’ammontare massimo fissato, esso ammonterà a un controvalore fino a quasi 51 milioni di euro. Il taglio minimo è di 1.080 euro, esattamente pari a 50 obbligazioni Intek 2020 che dovranno almeno essere portate allo scambio. Ovviamente, la società riconoscerà all’obbligazionista aderente anche il rateo maturato fino alla data del regolamento, cioè la quota della cedola del 5% spettante. La domanda è la seguente: conviene aderire o lo swap cela qualche rischio?

Come capirete dalla scadenza imminente del bond oggetto dell’operazione, trattasi di un modo per allungare la scadenza di febbraio, che tra capitale e cedole imporrebbe pagamenti per 106,785 milioni. La cedola si mostra molto elevata per una scadenza di appena 5 anni. Si consideri che il BTp di pari durata, in quanto titolo teoricamente “risk free”, offre un rendimento di poco superiore al quarto di punto percentuale. Qui, siamo su livelli superiori di quasi 18 volte. E sappiamo che a rendimenti elevati corrispondono rischi altrettanto elevati.

Obbligazioni Intek rischiose?

Il problema è che Intek risulta sfornita di rating. E senza una valutazione esterna oggettiva, non siamo in grado di calcolare con precisione il grado di rischio dell’operazione.

Dai dati del prospetto, emerge che la società ha chiuso il primo semestre dello scorso anno con un indebitamento finanziario netto di oltre 61 milioni, pari a poco più di un quarto del patrimonio netto. Molto basso, diremmo. Eppure, non stacca alcun dividendo dal 2011. E questo è sospetto. Essa è attiva nel settore dei servizi finanziari, del private equity e del rame e nasce dalla fusione negli anni passati con KME Group, a cui risulta che Moody’s abbia assegnato un giudizio di “B3” con outlook negativo e Fitch di “B”.

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In altre parole, la controllata di Intek è un emittente altamente speculativo, vale a dire ad alto rischio di credito. E già questo sarebbe un primo segnale di allarme. Da qui a 5 anni, infatti, tutto potrebbe accadere a una società presumibilmente dal rating “junk”. E se volessimo semplicemente scambiare le obbligazioni in scadenza tra qualche settimana con altre di nuova emissione per continuare a godere delle cedole generose e magari rivendere alla prima occasione utile? Dovremmo auspicare che il titolo salga sopra la pari per consentirci di maturare una plusvalenza tale da giustificare un investimento altrimenti un po’ azzardato. Sulla base dello storico delle quotazioni del bond Intek 2020, vediamo che la volatilità dall’emissione nel 2015 è stata relativamente bassa, avendo oscillato i prezzi tra un massimo di 105 e un minimo di 109.

Ma l’aspetto positivo sta nel balzo che il titolo subì immediatamente dopo l’emissione alla pari di 5 anni fa, passando da 100 a 105 in poche sedute. Probabilmente, allora giocò a favore la tempistica del debutto, a pochi giorni dall’avvio del “quantitative easing”, quando i mercati finanziari in tutta l’Eurozona si sovra-eccitarono al solo pensiero che la BCE acquistasse titoli di stato.

Stavolta, non avremmo alcun nuovo QE alle porte, ma la caccia al rendimento sta premiando vistosamente le emissioni qualitativamente più carenti e quelle più propriamente “junk”, con spread intorno ai minimi storici. Per questo, lo swap si rivelerebbe interessante ai fini speculativi, ovvero per sperare di disinvestire a prezzi più alti successivamente alla quotazione del nuovo titolo al MoT di Borsa Italiana.

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