Rendimenti in rialzo per i titoli di stato italiani in avvio di seduta. Il BTp a 10 anni offre il 4,35%, mentre lo spread con il Bund della Germania si mantiene in area 186-187 punti base. Mentre scriviamo, il decennale tedesco rende il 2,48%. Il mercato sovrano tricolore resta sotto pressione, come evidenzia il crollo dello spread e dei rendimenti in Grecia di questi giorni. Il decennale ellenico viaggia a quasi mezzo punto percentuale in meno del nostro dopo le elezioni di domenica scorsa.

La Banca Centrale Europea (BCE) segnala attraverso i suoi big, tra cui il governatore tedesco Joachim Nagel, che la stretta sui tassi d’interesse proseguirà nei prossimi mesi, forse scavallando persino l’estate.

Economia tedesca in recessione

L’aumento dei tassi è negativo per il nostro spread. Fa lievitare i costi di emissione e riduce la sostenibilità percepita del debito pubblico italiano, il secondo più alto in rapporto al PIL dopo la Grecia. C’è da dire che in queste ore i dati macroeconomici in Germania invitano alla prudenza. Nel primo trimestre dell’anno il PIL si è contratto dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti. L’ufficio statistico federale aveva stimato un andamento stagnante nella lettura preliminare. Poiché già nell’ultimo trimestre del 2022 si era registrato un calo, tecnicamente l’economia tedesca è entrata in recessione.

Ciò non significa che necessariamente la Germania chiuderà il 2023 con il segno meno. Grazie al crollo dei prezzi del gas, l’inverno è stato meno pesante del temuto sul piano economico. Nei prossimi mesi i consumi delle famiglie potrebbero ripartire, facendo risalire il PIL. Ma farà impressione a Berlino essere stata l’unica tra le grandi economie occidentali ad entrare in recessione. Persino il Regno Unito ha schivato questo scenario così negativo. In Italia, invece, il PIL è cresciuto dello 0,5% nel primo trimestre, ponendosi in testa ai dati europei.

Quale sarebbe il legame tra recessione tedesca e spread italiano? Probabile che la pressione della Germania sulla BCE per continuare ad alzare i tassi si allenti, altrimenti l’impatto sul PIL tedesco rischia di essere molto negativo. E questo favorirebbe, se non una discesa, almeno una stabilizzazione dei rendimenti italiani. D’altra parte, i tedeschi potrebbero compiere il ragionamento opposto: poiché la crisi è stata generata dall’inflazione, dobbiamo intensificare gli sforzi per contrastarla. Tuttavia, la recessione in sé sarebbe un processo disinflazionistico. Già in primavera la crescita dei prezzi al consumo, in Germania e altrove, potrebbe rallentare ulteriormente, riducendo i timori di Berlino.

Spread e BTp stretti tra Germania e Giappone

Ma il Giappone potrebbe mettersi di traverso ai nostri BTp. Partecipando ad un panel del governo, l’economista Toshihiro Nagahama, ha invitato la banca centrale a rimuovere il tetto al rendimento decennale prima di alzare eventualmente i tassi d’interesse, ancora fermi a -0,10%. Il nuovo governatore Kazuo Ueda, in carica da un mese e mezzo, non ha mostrato alcuna intenzione di discostarsi dalla linea del predecessore Haruhiko Kuroda. Se lo facesse, però, i rendimenti nipponici salirebbero lungo la curva. Al momento, il decennale non può offrire più dello 0,50%. Ieri sera (oggi per noi europei), ha chiuso la seduta allo 0,42%.

Bond del Giappone con rendimenti più alti attirerebbero capitali sia nipponici stessi che dal resto del pianeta. Sarebbe un brutto colpo per i bond europei e, in particolare, per quelli italiani. Verosimile che i disinvestimenti riguarderebbero proprio i BTp, in quanto asset percepiti meno sicuri in una fase di restrizione monetaria globale.

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