Royal Caribbean ha emesso due obbligazioni per 1 miliardo di dollari ciascuna, entrambe con scadenza a 3 anni. Nel dettaglio, trattasi di un bond venduto alla pari e con cedola 9,125%, decisamente più bassa delle indicazioni iniziali in area 9,25-9,50%. Questi titoli sono “unsecured”, ma presentano una garanzia sottostante uguale a quella relativa alle emissioni di maggio, pur facendo riferimento a un altro gruppo di assets, nel caso specifico di 7 navi da crociera dal valore commerciale stimato in 7,7 miliardi. Gli obbligazionisti risultano primi nella linea dei creditori.

La società avrebbe modo di emettere fino a un massimo di 1,66 miliardi di questi bond, cioè lo stesso valore dei “secured”, per cui si è lasciata da parte altri quasi 700 milioni a cui attingere sui mercati.

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L’altro triennale, di cui in giornata arriverà il “pricing”, consiste in un’obbligazione convertibile. La cedola offerta sarebbe tra il 5% e il 5,50%, mentre il tasso di conversione sarebbe fissato a premio del 20-25%. Trattasi anche in questo caso di bond “unsecured” e non provvisti delle medesime garanzie degli altri appena emessi. I proventi dell’operazione saranno destinati all’abbattimento dei debiti e a scopi generali, ha comunicato la Royal.

Questi titoli hanno ottenuto il rating “Ba2” da parte di Moody’s, due gradini sotto il livello minimo “investment grade”. La compagnia sta bruciando tra 250 e 275 milioni di dollari al mese di liquidità per via dello stop alle crociere legato all’emergenza Coronavirus. Con le ultime emissioni, deterrà cash per 6,6 miliardi, in teoria sufficiente fino alla metà dell’anno prossimo, quando si prevede che torneranno ad essere possibili le crociere. L’indebitamento lordo si attesta, invece, a 18,9 miliardi, ma scenderebbe a 12,3 miliardi considerando il cash disponibile.

La cosa dei bond di maggio

L’emissione del convertibile arriva dopo un mese record negli USA per questo strumento finanziario.

A maggio, infatti, ne sono stati collocati sul mercato per 21,3 miliardi, battendo il precedente massimo storico dell’aprile 2008. Ci sono tutte le condizioni ideali per vendere e comprare questi titoli. Da un lato, la sete di liquidità delle società più colpite dalla pandemia, dall’altro il crollo delle azioni che ha reso molto allettanti questi bond, in attesa di un recupero delle prime.

Per quanto alti siano i rendimenti, risultano inferiori a quelli esitati con le emissioni di maggio. Allora, vennero collocati sul mercato 3,3 miliardi di dollari, attraverso un bond a 3 e un altro a 5 anni, rispettivamente offerenti l’11,7% e il 12,3%. Ma che l’umore degli investitori sia migliorato lo segnala sia il +40% messo a segno dalle azioni Royal Caribbean rispetto ai minimi, sia dal +8% e +10% dei suddetti bond, i quali oggi rendono entrambi poco più dell’8,5%. Le cedole erano state fissate per il primo al 10,875% (ISIN: USV7780TAB99) e per il secondo all’11,5% (ISIN: USV7780TAC72).

Trattandosi di titoli “junk” e di un comparto particolarmente esposto alla pandemia, il rischio di credito risulta elevato, mentre quello di cambio non sarebbe tale da impensierire, dati gli alti rendimenti di partenza. Peraltro, il governo americano difficilmente farebbe collassare la crocieristica, perché i contraccolpi sulla Florida sarebbero potenzialmente non irrilevanti, avendo le principali compagnie mondiali tutte sede a Miami. Infine, gli assets individuati a garanzia delle emissioni (a parte per il convertibile) fornirebbero ulteriore sicurezza circa il grado di recupero dell’investimento anche nello scenario peggiore.

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