Lunedì pomeriggio, il Tesoro annunciava il collocamento sindacato per l’emissione di un secondo BTp green dopo quello del debutto di un anno e mezzo fa. L’operazione è stata affidata ieri a un gruppo di banche: Bank of America, Citibank, Credit Agricole, Deutsche Bank e Monte Paschi di Siena. Stavolta, il titolo ha scadenza 30 aprile 2035, cioè di 10 anni inferiore al primo bond di questo tipo. Gli ordini sono ammontati complessivamente a oltre 40 miliardi di euro, a fronte dei quali il Tesoro ha deciso di offrire 6 miliardi.

Interessante il “pricing”: rendimento a +4 punti base (+0,04%) su quello offerto dal BTp marzo 2035, in calo dai +7 bp inizialmente fissati.

Sulla base di questi dati, il rendimento esitato è stato del 4,067%. Ed ecco che il BTp green 2035 stacca cedola lorda del 4% all’anno, corrisposta in due scadenze semestrali. Il prezzo di emissione è stato leggermente inferiore alla pari, cioè di 99,734. Il regolamento dell’operazione è stato fissato per giorno 13, mentre la data di godimento è il 30 aprile 2022. Questo significa che è da quel giorno che scatteranno gli interessi da corrispondere all’obbligazionista e che gli saranno versati con il pagamento della prima cedola alla fine di ottobre.

Questa tipologia obbligazionaria consiste nel raccogliere proventi da destinare alla difesa dell’ambiente. Già con l’emissione della prima tranche del BTp green 2045, il Tesoro pubblicò la lista dei sei obiettivi da perseguire. Nel caso di un bond sovrano, tuttavia, va detto che seguire l’andamento di una voce di spesa risulta più difficile. E, soprattutto, gran parte dei cosiddetti “investimenti verdi” vanno a finire nel calderone delle spese per il mantenimento di politiche esistenti. Basti pensare al denaro occorrente per i parchi naturali.

BTp green 2035, successo “costoso”

Tornando al BTp green 2035, abbiamo un investimento obbligazionario della durata di neppure 13 anni per un rendimento netto annuo di poco inferiore al 3,60%. Si è trattato del primo collocamento sindacato dalla caduta del governo Draghi, di fatto un test per comprendere il grado di attrazione dei capitali da parte dell’Italia in una fase delicata come questa.

La prova è stata superata brillantemente, anche se a un costo non indifferente. La conferma che gli istituzionali internazionali restano interessati all’Italia, purché essa continui ad offrire rendimenti nettamente superiori a quelli spuntati sui mercati “core” di Germania e Francia.

Con un successivo comunicato, il Tesoro renderà nota la composizione della domanda. Avremo così modo di conoscere l’incidenza degli investitori esteri sull’assegnazione complessiva degli ordini, così come la tipologia di chi ha voluto inserire in portafoglio il BTp green 2035 (banche, fondi, assicurazioni, ecc.).

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