In attesa di conoscere questo giovedì le cedole del BTp Valore, le famiglie italiane dispongono di alternative valide sul mercato sovrano. Una di queste può consistere nel BTp 1 novembre 2029 (ISIN: IT0001278511). Questo bond scade tra meno di sei anni e mezzo, ma quando fu emesso era un trentennale. Infatti, il Tesoro lo collocò sul mercato con data di godimento 1 novembre 1998. C’era ancora la lira italiana, sebbene la nascita dell’euro ufficialmente sarebbe stata questione di settimane. Non ci stupisce per questo l’alta cedola fissata per l’occasione: 5,25%.

Come vedremo, essa ci consente anche oggi di ottenere un rendimento immediato altrettanto elevato.

Quando investiamo il nostro denaro in obbligazioni, queste ci offrono un rendimento. Esso scaturisce dalla somma tra due elementi: la cedola, cioè il tasso d’interesse annuo riconosciuto all’investitore dal debitore; la minus- o plusvalenza realizzata rivendendo il bond o attendendo il rimborso alla scadenza ad un prezzo inferiore/superiore a quello di acquisto. Esisterebbe un possibile terzo elemento per i casi in cui investissimo in un bond denominato in valuta straniera: il fattore cambio.

Il rendimento immediato è dato dal rapporto tra cedola e prezzo di acquisto. Nello specifico, il BTp 2029 si acquistava ieri ad una quotazione di quasi 108 sul mercato secondario. Ciò corrisponde a un tasso effettivo superiore al 4,85%. Tenuto conto dell’imposta del 12,50%, scenderebbe in area 4,25%. Si tratta di un dato elevato persino in tempi di boom dell’inflazione. Tra le altre cose, nei prossimi mesi la crescita dei prezzi al consumo dovrebbe stabilizzarsi, per cui questa cedola in termini reali risulta essere potenzialmente positiva.

Rendimento immediato BTp 2029 sopra inflazione

Se avessimo acquistato il BTp 2029 all’atto della sua emissione nel ’98, quale sarebbe stato il suo rendimento netto reale? Per prima cosa, partiamo dal rendimento immediato. Stavolta, la cedola va rapportata al prezzo di emissione di 99,70 centesimi.

Poiché abbiamo speso un po’ meno del capitale nominale, il tasso effettivo lordo sale a circa il 5,26%. Al netto dell’imposta, sopra il 4,60%. Questo sarebbe stato il nostro rendimento immediato annuo per quasi un quarto di secolo. Considerate anche la plusvalenza teorica dell’8% rivendendo adesso il bond a un prezzo più alto di quello di acquisto. Il nostro rendimento effettivo netto salirebbe ulteriormente di qualche decimale su base annua.

E l’inflazione? Dalla data dell’investimento ad oggi, l’inflazione media annuale in Italia è stata appena sotto il 2%. Questo significa che il rendimento netto reale del BTp 2029 sarebbe stato intorno al 2,90%. E la vera buona notizia è che il rendimento immediato incide per la quasi totalità di tale dato. Non avremmo dovuto aspettare decenni per ottenere un simile risultato, come avviene quando il rendimento deriva perlopiù alle plusvalenze. C’è da dire che questo bond, se fosse stato rivenduto a fine 2020, ci avrebbe fatto incassare più di 1.420 euro per ogni 1.000 euro di capitale nominale. Da allora è sceso di prezzo, ma è risalito di rendimento. Comprandolo oggi, ci offrirebbe quasi il 4% lordo.

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