Durante la seduta di ieri, il rendimento americano a 2 anni è salito sopra la soglia del 2% per la prima volta dalla primavera del 2019, con la differenza che tre anni fa il trend si mostrava discendente per l’allentamento monetario della Federal Reserve. Invece, stavolta siamo nel bel mezzo di una risalita, se è vero che ancora agli inizi del novembre scorso la scadenza biennale negli USA offrisse appena lo 0,50%.

La Federal Reserve ha alzato i tassi USA di un quarto di punto percentuale allo 0,25-0,50%.

Una stretta non si vedeva dal 2018. A febbraio, l’inflazione americana è salita al 7,9%, mai così alta da gennaio 1982. Di fatto, il costo del denaro è profondamente negativo in termini reali. Il rendimento a 2 anni tende a segnalare le aspettative del mercato obbligazionario riguardo ai tassi FED. Dunque, l’istituto sarebbe “well behind the curve”, nettamente dietro la curva. In parole semplici, sta in drammatico ritardo rispetto a ciò che il mercato si aspetta facesse in questa fase.

Rendimento americano e stretta FED

Per quest’anno, sempre il mercato si aspetta che i tassi siano alzati al 2,25%, cioè di altre sette volte da 0,25% ciascuna. Sarebbero ben otto rialzi in tutto, uno per ciascun board. E sta alimentandosi la prospettiva di un nono rialzo, vale a dire che in almeno uno dei prossimi board la FED alzi i tassi di mezzo punto percentuale. Probabile che la stretta si mostri più lenta. Il governatore Jerome Powell ha la necessità di barcamenarsi tra rischio inflazione e rischio recessione, quest’ultimo dato in rialzo dalle nuove stime di Goldman Sachs per l’economia americana nel 2023.

Il rendimento americano a 2 anni al momento è più basso di quello a 10 anni di meno dello 0,20%, ai minimi da inizio pandemia. Lo spread 10/2 anni è un segnale molto seguito dai mercati, perché quando si restringe troppo o cade sottozero, anticipa di alcuni trimestri la recessione dell’economia americana.

Ed essa sembra continuare a correre in questi mesi, risentendo molto meno dell’Europa dell’impatto della guerra ucraina. Tuttavia, la carenza di manodopera disponibile ne limita l’ulteriore crescita e crea pressioni rialziste sui prezzi, indipendentemente dalle materie prime, a differenza di quanto accade da noi.

In conclusione, sembra che il rendimento americano a 2 anni stia segnalando il crescente rischio che la prima economia mondiale si trovi in fase matura del ciclo e possa rallentare vistosamente nei prossimi trimestri, prima di ripiegare. Inoltre, il sostegno che la FED potrà offrirle è limitato proprio dalla necessità di procedere con la stretta per mettere l’inflazione sotto controllo, pena la perdita della credibilità. Nello stesso tempo, pure grandi banche centrali come Banca d’Inghilterra e più lentamente la BCE stanno stringendo le rispettive condizioni monetarie, mentre solo la Cina le sta espandendo di poco. E se gli USA si fermano, viene meno un cliente da oltre 1.000 miliardi di dollari all’anno. A tanto ammontava il loro saldo commerciale (negativo) nel 2021.

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