Il board della BCE di questo giovedì ha esitato l’accelerazione degli acquisti di assets con il PEPP nel corso del secondo trimestre dell’anno. La decisione è stata presa per contrastare il recente rialzo dei rendimenti sovrani e corporate nell’Eurozona, similmente al trend globale. L’istituto non ha, invece, assunto alcuna decisione in merito al possibile ulteriore aumento delle dimensioni del programma, già elevato due volte dal suo varo nel marzo scorso e salito a 1.850 miliardi di euro.
Non viene difficile capire la ragione per cui l’entità del PEPP sia stata lasciata per il momento invariata.

Al termine del gennaio scorso, erano stati realizzati acquisti per 807,76 miliardi di euro, di cui 768,15 miliardi di titoli di stato. Pertanto, ancora risulta inutilizzato per oltre la metà. Prima di eventualmente accrescerne la potenza, bisognerà prima almeno sfruttarla appieno. Alla notizia, il rendimento a 10 anni del BTp è crollato di 7 punti base dallo 0,65% allo 0,58%. Giù anche il rendimento tedesco, ma di 4 punti al -0,36%. E così, lo spread BTp-Bund decennale si è ristretto in area 94 punti.

Le parole della consigliera tedesca nel board BCE potrebbero far scendere ancora lo spread BTp-Bund

BCE in campo contro la risalita dei rendimenti

Da settimane, Francoforte guarda con preoccupazione alla drastica risalita dei rendimenti, temendone gli effetti negativi sulla ripresa dell’economia nell’Eurozona. Oltretutto, bond più redditizi e più economici attirano flussi di capitali dal resto del mondo, apprezzando il tasso di cambio. E non a caso, nel mirino dell’istituto è finito proprio il cambio euro-dollaro, tornato sotto la soglia di 1,20 solo dalla settimana scorsa, dopo che più componenti del board avevano dichiarato che il cross sia oggetto di attenzioni per le sue ripercussioni sulla crescita dell’area. Tuttavia, dopo il comunicato tornava ad avvicinarsi alla soglia, forse sul mancato potenziamento degli stimoli.
Ad avere beneficiato della notizia sono stati particolarmente i bond più longevi, gli stessi che hanno sofferto di più nelle ultime settimane a causa dei “sell-off”.

Ad esempio, il BTp 2067 e cedola 2,8% (ISIN: IT0005217390) si è apprezzato immediatamente del 2%, salendo a una quotazione sopra i 130, ai massimi dal 22 febbraio scorso.
E dire che il board di questa settimana sia caduto a un anno quasi esatto da quel 12 marzo 2020, quando il governatore Christine Lagarde provocò un terremoto finanziario di proporzioni inimmaginabili con l’improvvida frase “non siamo qui a chiudere gli spread”. Da allora, ad essere cambiata non è stata solamente la strategia comunicativa della BCE, quanto la stessa sostanza. Oltre ai nuovi stimoli monetari, l’istituto ha infranto ufficiosamente alcuni tabù, tra cui il contenimento degli spread e il perseguimento di un certo tasso di cambio-limite, pur attraverso il chiacchiericcio delle dichiarazioni e non annunci formali o atti concreti.

La BCE “monitora con attenzione l’evoluzione dei rendimenti a lungo termine”

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