Alle ore 11 di questa mattina, la seduta ha preso una svolta positiva per i titoli di stato italiani ed europei in generale. I rendimenti dei BTp a 10 anni sono crollati dal 4,25% al 4,16% mentre scriviamo. In lieve rialzo lo spread con il Bund a 185 punti base, segno che i rendimenti dei bond tedeschi sono scesi persino di più sulla scadenza decennale. Tuttavia, non lo stesso è accaduto sul tratto medio-breve della curva: i BTp a 2 anni hanno visto salire i rendimenti di 4 punti al 4,28%.

In leggero rialzo anche i rendimenti tedeschi al 2,75%. Con il passare dei minuti, tuttavia, anche qui registriamo un calo, seppure più contenuto. Il biennale italiano retrocede al 3,21%, mentre quello tedesco sale al 2,80%. Pertanto, lo spread su questo tratto si restringe.

Cos’è successo? L’Eurostat ha reso noto il dato preliminare sul tasso d’inflazione nell’Area Euro a marzo: 6,9% su base annua, in calo dall’8,5% e sotto le attese. In Italia, l’ISTAT ha stimato preliminarmente un calo dei prezzi dello 0,3% mensile e un rialzo del 7,7% annuale, giù dal 9,1% di febbraio. Calo anche in Francia al 5,6% e in Germania al 7,4%. L’indice armonizzato in Italia è salito dell’8,2%, sotto l’8,9% atteso dagli analisti. Quanto all’inflazione di fondo, cioè al netto dei prodotti energetici e i generi alimentari, in Italia i prezzi su base annua hanno continuato a salire dal 6,3% di febbraio al 6,4%. Nell’Area Euro, segnano un ennesimo record al 5,7%, come da attese.

Rendimenti BTp scontano calo inflazione e rialzo tassi BCE

Quale impatto sui rendimenti dei BTp? Molto positivo sul tratto medio-lungo della curva, in quanto l’inflazione scende più velocemente delle attese e, pertanto, sostiene la domanda di bond. Ma la salita del dato “core” aumenta la pressione sulla Banca Centrale Europea (BCE), che a questo punto si troverebbe costretta al board di maggio ad alzare ulteriormente i tassi d’interesse.

Il tratto medio-breve della curva segnala proprio un inasprimento delle condizioni monetarie. A reagire più negativamente sembra essere il mercato tedesco, perché era stato quello che più nelle scorse settimane aveva scommesso su un taglio dei tassi nel medio termine. Il rendimento a 2 anni della Germania, in effetti, è sceso ben al di sotto del tasso sui depositi bancari, fissati a marzo dalla BCE al 3%.

In Italia, l’inflazione è scesa ai minimi dal luglio scorso. L’apice era stato raggiunto ad ottobre e novembre all’11,8%. Non a caso, quello fu anche il periodo di massima tensione per i nostri titoli di stato. Bisogna anche tenere conto, però, che ancora a marzo ci sono sei paesi dell’Area Euro a registrare tassi d’inflazione armonizzati in doppia cifra. Trattasi di Lettonia (17,3%), Estonia (15,6%), Lituania (15,2%), Slovacchia (14,8%), Croazia (10,5%) e Slovenia (10,4%), i cui governatori certamente si schiereranno tutti a favore della prosecuzione della stretta monetaria. Non a caso, poco prima che uscissero i dati Eurostat, il lettone Martins Kazaks si era espresso per un ulteriore rialzo dei tassi contro l’inflazione ancora nettamente sopra il target BCE del 2%.

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