La scorsa settimana il Tesoro ha tenuto il 17-esimo collocamento per emettere un nuovo BTp Italia, stavolta con scadenza 28 giugno 2030 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000). Il bond indicizzato all’inflazione italiana non ha riscosso particolare interesse tra gli investitori individuali, chiudendo con una raccolta totale di 9,44 miliardi di euro, nettamente inferiore ai 22,3 miliardi rastrellati con la sedicesima emissione di due anni fa. La quotazione del titolo è avvenuta nella giornata di ieri sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana. Ricordiamo che per le negoziazioni il codice ISIN di riferimento è solo quello sopra indicato.

Il codice speciale assegnato alle sole sottoscrizioni del canale retail perde di significato con l’alienazione dei titoli.

Ad ogni modo, la quotazione del BTp Italia 2030 ha debuttato in negativo. Ieri pomeriggio, cedeva tre quarti di punto percentuale. Poiché l’emissione era avvenuta alla pari, ciò implica una sua discesa al di sotto di essa. In effetti, mentre scriviamo sta a 99,24 centesimi. Di converso, il rendimento reale lordo è salito a 1,70%. In una sola seduta, ha messo a segno un rialzo dello 0,10%, quasi quanto l’intero premio fedeltà. Esso è stato fissato all’1% del capitale sottoscritto, corrisposto per lo 0,40% dopo quattro anni e per lo 0,60% alla scadenza.

Quotazione BTp Italia 2030 giù, rendimento su

Sappiamo che il premio fedeltà spetta solo a coloro che manterranno il titolo fino alle due suddette date. Tuttavia, chi avesse acquistato il BTp Italia 2030 successivamente al collocamento, può affermare già di essersi portato a casa un rendimento “extra” certo quasi quanto quello che sarà erogato ai sottoscrittori solo nel caso in cui ripongano il titolo nel cassetto. Sarà l’ennesima volta che scriviamo che, proprio per queste caratteristiche, il premio fedeltà non attira granché le famiglie.

A una siffatta quotazione il BTp Italia 2030 offre l’1,65% in meno del bond con cedola fissa di pari durata. Questo significa che il mercato si aspetterebbe un tasso medio annuo d’inflazione esattamente dell’1,65% per i prossimi otto anni.

A conti fatti, nessuna prospettiva di instabilità dei prezzi nel lungo termine. E ciò sembra essere una buona notizia per la BCE, sebbene i bond indicizzati all’inflazione Eurostat dicano altro. Un’eventuale discesa ulteriore della quotazione farebbe salire il rendimento reale a livelli fin troppo interessanti per essere ignorati, specie se quelli dei bond ordinari salissero in misura inferiore.

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