Nell’aprile scorso, il Tesoro collocava sul mercato nuovi BTp in dollari con scadenza rispettivamente a 3 e 30 anni, raccogliendo complessivamente $3,5 miliardi. Un modo per attirare ordini da un ricco mercato e al contempo per offrire agli investitori domestici e del resto del mondo l’opportunità di diversificare il portafoglio, pur continuando a puntare sul debito pubblico italiano. E ieri è stato riaperto il collocamento via sindacato.

Adesso, il BTp in dollari a 30 anni, scadenza 6 maggio 2051 e cedola 3,875% (ISIN: US465410CC03), si acquista a una quotazione in area 108.

Pertanto, esso offriva ieri un rendimento del 3,34%, a forte premio rispetto al 2% del trentennale americano. Tuttavia, dal collocamento sul mercato ad oggi, il rendimento è sceso di circa mezzo punto percentuale. Era al 3,85% agli inizi di maggio e allora si confrontava con il 2,27% del Treasury a 30 anni, segnalando uno spread a ridosso dei 160 punti.

L’andamento è stato in controtendenza rispetto a quello generale dei nostri bond. Il BTp a 30 anni in euro è sceso nello stesso periodo solamente da 1,89% a 1,84%. Il premio offerto dalla scadenza in dollari, quindi, si è ridotto da 1,96% a 1,50%. Cos’è successo? In questi mesi, il cambio euro-dollaro si è deprezzato. Perde oltre il 7% da inizio anno, scendendo ai minimi dal luglio 2020. Dall’avvio della quotazione del BTp in dollari, segna -6,5%.

BTp in dollari, guadagni a doppia cifra

Gli asset in dollari sono diventati meno costosi e al contempo più allettanti per essere denominati in una valuta in via di rafforzamento. Lo spread con i Treasuries si è ristretto di circa un quarto di punto percentuale, perché i rendimenti americani stanno risalendo sull’attesa di un rialzo dei tassi USA vicino. Ed è proprio questo scenario ad attirare capitali dal resto del mondo negli USA e a rafforzare il dollaro. La tendenza avrà reso felici quegli investitori dell’Eurozona che avevano puntato sul BTp in dollari.

Guadagnano il 7,7% in termini di prezzo, a cui si aggiunge il 6,5% per l’effetto cambio. Nel frattempo, hanno messo in tasca una cedola del 2% in proporzione al periodo di detenzione.

Complessivamente, gli obbligazionisti in possesso del BTp in dollari a 30 anni sin dal suo collocamento sul mercato guadagnano il 15%. Tutto questo, in poco più di sei mesi. Poiché i rendimenti americani continueranno a salire per la stretta monetaria in vista da parte della Federal Reserve, d’ora in avanti solo uno restringimento convincente degli spread favorirebbe la risalita o almeno il mantenimento delle quotazioni attuali. Del resto, gli stessi rendimenti italiani dovrebbero tornare a salire nei prossimi mesi, man mano che il mercato sconterà la graduale normalizzazione monetaria della BCE. Né il cambio euro-dollaro dovrebbe indebolirsi troppo dai livelli attuali. Il meglio sembra alle spalle.

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