Sarà in emissione tra il 14 e il 17 novembre il prossimo BTp Italia con scadenza 22 novembre 2028. Anche in questo caso il Tesoro cercherà di raccogliere capitali soprattutto tra le famiglie (retail), pur confermando la sessione di giovedì 17 dedicata esclusivamente agli investitori istituzionali. Questo titolo è indicizzato all’inflazione italiana risultante dall’indice FOI dell’ISTAT. Deve ancora essere comunicato l’indice iniziale per il calcolo della rivalutazione di cedola e capitale. Grosso modo, ci aspettiamo che si aggiri in area 113,50.

Il BTp Italia 2028 proteggerà il capitale dalla perdita del potere di acquisto, pur tra notevoli difficoltà di comprensione per i dettagli tecnici affatto semplici.

C’è anche il premio fedeltà dello 0,8% del capitale nominale non rivalutato. Esso sarà riconosciuto ai soli sottoscrittori del retail che manterranno il bond in portafoglio fino alla scadenza.

Un aspetto senz’altro interessante e di stimolo per l’acquisto del BTp Italia 2028 consiste nell’assenza di commissioni per i sottoscrittori del retail. Essi compreranno senza versare un euro in più rispetto al capitale nominale investito. Tuttavia, ciò non significa anche che l’emissione per le banche collocatrici sarà gratis. Infatti, sarà il Tesoro a pagare le commissioni al posto degli investitori. Esse saranno pari allo 0,55% del capitale nominale, a cui si aggiunge lo 0,75% a favore di Dealer (Intesa-Sanpaolo e Unicredit) e Co-Dealer (Banca Akros e Banca Sella) selezionati.

Commissioni BTp Italia, ecco il costo totale

In pratica, su ogni 1 miliardo di euro di adesioni il costo a carico dello stato sarà complessivamente di 13 milioni. Un costo lievitato nel corso degli anni. Pensate che ancora alla fine del 2014 esso era rispettivamente pari allo 0,3% e allo 0,5%, cioè dello 0,8% in tutto. Attenzione, perché l’assenza di commissioni a carico del sottoscrittore non è una prerogativa del BTp Italia 2028. Essa riguarda tutti i titoli di stato a medio-lungo termine.

Ma è socialmente equo che lo stato si faccia carico di versare le commissioni alle banche collocatrici al posto degli investitori? Certo, è un modo per attirare sempre nuovi capitali sul mercato sovrano.

Tuttavia, non pare che ciò abbia funzionato negli anni per calmierare i rendimenti, tant’è che siamo ancora qui a parlare di spread. Accade, invece, che la generalità dei contribuenti sia costretta a sostenere un costo per investimenti di cui la stragrande parte di essi non ha mai neppure sentito parlare.

Definiamola pure una spesa extra per l’emissione di debito pubblico, con la differenza che essa va a finire nei bilanci delle banche. E siamo chiari nel voler precisare che queste abbiano il diritto di farsi remunerare per il lavoro svolto, semplicemente dovrebbe farsene carico il sottoscrittore e non chi dall’investimento non otterrà alcun beneficio diretto. Nel caso del BTp Italia salta forse all’occhio ancora di più, dato che i rendimenti offerti tendono a mostrarsi più generosi. Va bene allettare le famiglie, ma non fino al punto di danneggiare i contribuenti.

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