“Gentile Signor Giuseppe, ho letto con piacere il suo articolo su investire oggi ‘BTp novembre 2023 (IT0000366655), rendimento netto a quasi il 6% in 9 mesi’. Volevo chiederle un consiglio: ho nel mio portafoglio BTP 1 febbraio 2037 al 4% e altri fondi di investimento, Amundi Pioneer e Amundi Euro Strategic. Le cifre sono modeste, non arrivano a 28.000 euro (6.000 BTp). Può darmi un consiglio personale se questo tipo di investimento sia giusto o meno, visto che è la mia unica fonte di risparmio?”.

Gentile lettore, nel premettere che la mia sarà solamente una riflessione e non un “consiglio” sull’investimento, le rispondo con piacere.

Per prima cosa, il BTp febbraio 2037 e cedola 4% (ISIN: IT0003934657) oggi rende l’1,90%, ma non so a quale data sia stato acquistato da Lei. Immagino che se ciò sia avvenuto nei mesi scorsi, il rendimento alla scadenza risulterà ancora maggiore. Ai prezzi attuali, la cedola vale quasi il 2,75% netto dell’investimento e di questi tempi è tanto. Certo, l’unico serio rischio che corre sarebbe di dover rivendere il bond, nel caso di disinvestimento anticipato, a quotazioni inferiori a quelle a cui lo ha acquistato. Se, ad esempio, tornasse al 3%, perderebbe il 15%, oggi come oggi.

Cosa faccio se ho obbligazioni con rendimenti negativi in portafoglio?

I fondi Amundi con finalità differenti

Quanto ai comparti dei fondi Amundi inseriti in portafoglio, nello specifico trattasi di 5.000 euro di Strategic Income I2 Eur, di 6.000 euro di Strategic Bond E2 Eur e di 7.000 euro di First Eagle AM. Income Builder. Partiamo dal primo: investe a medio termine in bond con rating “investment grade” e per una quota in altri ad alto rendimento, cioè teoricamente più rischiosi. Quest’anno, ha reso il 9,45%. Trattasi di una strategia di gestione dei capitali apparentemente appropriata, perché di questi tempi si può ricavare valore solo se si affiancano ai titoli IG altri “high yield” per il medio termine, confidando che nel frattempo salgano ulteriormente di prezzo e possano anche essere disinvestiti prima della scadenza con la realizzazione di plusvalenze.

E questo nella pratica fanno i fondi.

Il secondo comparto si mostra un po’ più vivace, perché investe nel medio-lungo periodo in titoli del debito, tra cui bond HY e obbligazioni di emittenti sovrani e corporate emergenti. E almeno i due terzi del portafoglio risultano investiti in euro. Dunque, rischio di cambio moderato e potenzialità di guadagni maggiori, pur a fronte di rischi superiori. Quest’anno, ha già reso il 6,3%, ma tenga conto che solo da poche settimane, con il collasso totale dei rendimenti sui mercati avanzati, i fondi si stanno spostando sui mercati emergenti, spingendone in alto le quotazioni dei bond e in basso i rendimenti. Di questo passo, risulterà il comparto più interessante tra quelli su cui ha investito.

Infine, l’Income Builder. Ha natura diversa da quelli sopra indicati, perché investe il capitale nel lungo termine e in assets stimati sottovalutati sulla base dell’analisi fondamentale. L’80% viene allocato in azioni e obbligazioni. Diciamo che il suo obiettivo consiste nel ricavare valore da attività dai prezzi depressi e che per questo nel tempo sarebbero destinate a rincarare. I guadagni quest’anno sono stati del 5%.

Portafoglio di obbligazioni per ripararsi contro le incertezze? Ecco la possibile strategia 

Mercati emergenti e high yield necessari al rendimento

Riepilogando, il portafoglio di cui sopra risulta investito per quasi la metà in assets teoricamente abbastanza sicuri e per il resto in attività che comportano l’assunzione di rischi maggiori, attenuati dalla preponderanza dell’euro come valuta, e che si presentano più allettanti in un’ottica di medio-lungo termine. Diciamo che la tipica ripartizione 60/40 di cui un portafoglio d’investimenti di un risparmiatore non anziano dovrebbe essere composto sia stata rispettata.

Aldilà delle preferenze, poi, guardi che al momento questa appare l’unica soluzione per godere di prospettive di crescita non risibili al capitale investito. Il comparto obbligazionario rende per una grossa fetta sottozero e solo una risalita ulteriore dei prezzi innalzerà il valore dell’investimento, ma i margini appaiono limitati sui mercati avanzati, per cui occorre spostarsi sia su quelli emergenti che sugli “high yield”. I fondi hanno l’esperienza e il fiuto per capire l’attimo in cui vendere, prima che il mercato ripieghi.

Portafoglio da 100.000 euro investito a inizio anno, risultati oggi

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