I pessimi dati sul Pmi manifatturiero a luglio in Germania, sceso ai minimi da 7 anni, lanciano l’ennesimo segnale di allarme sulla crescita dell’economia europea e proprio alla vigilia della fatidica riunione del board BCE, chiamato a dare risposte. Per chi investe, la dose di incertezza sul futuro tende semplicemente a montare con le settimane e la corsa indiscriminata verso le obbligazioni potrebbe trasformarsi per alcuni in un boomerang. Per capirlo, si pensi che quando la crisi dei mutui subprime esplose in America, propagandosi alla velocità della luce in ogni angolo del mondo, i rendimenti dei titoli di stato USA crollarono, con il decennale a passare da una media del 3,75% delle settimane precedenti al crac di Lehman Brothers al 2,25% di fine 2008.

Come reagire al crollo dei rendimenti per costruirsi un portafoglio remunerativo?

Per contro, i rendimenti corporate esplosero, ma in misura differenziata a seconda del grado di rischio: gli “investment grade” con rating “AAA” passarono da una media del 5% al 7%, i “BBB” dal 7% al 10% e gli “high yield” dall’11,5% a quasi il 22%. In sostanza, gli spread tra il comparto IG e quello HY si ampliarono di molto. Oggi, risultano crollati negli USA a circa 240 tra “BBB” e “HY” e a meno di 320 tra “AAA” e HY.

Se la storia recente deve insegnare qualcosa, essa ci dice che se vogliamo costruirci un portafoglio di obbligazioni a prova di crisi, dovremmo inserire bond non a casaccio, ma guardando alle scadenze e alla qualità del rating. Nell’Eurozona, in previsione dell’allentamento monetario, lo spread tra HY e IG è sceso dai 523 punti di inizio gennaio ai 368 attuali. Se l’economia dell’area entrasse in recessione, però, i rendimenti degli HY s’impennerebbero molto di più di quelli IG, mentre per i titoli sovrani scenderebbero a seguito della corsa del mercato verso gli assets sicuri.

Un mix di bond IG e HY

Da queste considerazioni elementari, dovremmo dedurre che un portafoglio di obbligazioni protettivo nel caso di crisi implicherebbe l’inserimento preponderante di bond con rating IG. Il punto è che risultano già cari e difficilmente ci offrirebbero grosse soddisfazioni con vigorosi nuovi aumenti di prezzo. E se la crisi per il prossimo futuro fosse schivata, ci perderemmo le opportunità che pure arriverebbero dal comparto HY. Dunque, queste non dovrebbero mancare, fatto salvo che ci assumeremmo rischi non indifferenti. Ad ogni modo, la differenza la farebbe la duration. In pratica, dovremmo considerare l’inserimento di obbligazioni IG e sovrane con duration lunga e di obbligazioni HY con duration corta.

Perché? Nel breve, le probabilità che gli HY collassino di prezzo sono basse per via dell’accomodamento delle principali banche centrali. Nel lungo periodo, invece, aumentano le probabilità di ingresso dell’economia europea e americana in crisi, con la conseguenza che gli HY crollerebbero e gli IG frenerebbero la caduta, con i titoli di stato possibilmente a continuare a macinare guadagni, specie sulle scadenze più lunghe per le quali offrono oggi rendimenti positivi.

In questo momento, PIMCO Euro Short-Term High Yield Corporate Bond Index Source UCITS ETF EUR Accumulation esibisce un rendimento medio dei bond con basso rating del 4,48%, a fronte di una duration media ponderata di 2,08 anni. Il Bloomberg Barclays Euro Aggregate A- or Better Index offre un rendimento medio dello 0,19%, pur con una duration di 7,4 anni, trattandosi di titoli di alta qualità sul fronte creditizio. Si consideri anche che nel 2009, i corporate bond americani tornarono ai livelli di rendimento pre-crisi dopo 11 mesi nel caso degli HY e degli IG “BBB”, mentre per gli IG “AAA” bastarono 7 mesi. Dunque, più alto il rating, più veloce sarebbe il recupero, una ragione in più per tenere assets di qualità in portafoglio.

Portafoglio da 100.000 euro investito a inizio anno, risultati oggi 

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