Sono un appassionato lettore dei suoi articoli. Mi permetto di rivolgerle un quesito. Avendo da scontare circa 8.000 euro di minusvalenza nel 2022, sto pensando di acquistare degli zero coupon oppure degli Etfs/Etc/Etn. Per quanto ne sa Lei, col rimborso a 100 dello zero coupon si riesce a recuperare il 12,5% della differenza tra prezzo acquistato- prezzo di rimborso?

Per una disamina completa sulle compensazioni fiscali tra minusvalenze e plusvalenze, vi rimandiamo all’articolo di dicembre: Zainetto fiscale, occhio al portafoglio obbligazioni a fine anno

In questo articolo, forniremo una breve e auspicabilmente efficace risposta al lettore.

Pare di capire che egli debba compensare fiscalmente una minusvalenza entro il 2022. Per questo, vorrebbe approfittare della normativa e realizzare entro quell’esercizio plusvalenze, tali da abbattere l’entità dell’imposta dovuta su di esse, attraverso il credito degli 8.000 euro riconosciutogli.

Il lettore/investitore chiede nello specifico se sia possibile effettuare la compensazione tramite gli zero coupon, ossia le obbligazioni senza cedola. La risposta è affermativa. La plusvalenza che si realizza è data dalla differenza tra il prezzo di rimborso alla scadenza o di disinvestimento anticipato e quello di acquisto/emissione. Su di essa grava l’imposta del 26% o del 12,50% nel caso si trattasse di titoli di stato. Se entro il 2022, riuscisse a maturare plusvalenze sulle quali pagare 8.000 euro di imposta, avrebbe modo di usufruire integralmente del credito; altrimenti, la compensazione avverrebbe parzialmente, cioè per la minore imposta dovuta.

Come funziona con gli zero coupon?

In termini pratici, l’imposta da 8.000 euro verrebbe maturata su plusvalenze pari a circa 30.770 euro nel caso di strumenti finanziari tutti soggetti all’aliquota del 26% o a 64.000 euro nel caso di titoli di stato, oggetto di aliquota del 12,50%. Il suo caso sarebbe il secondo, data la domanda che ci ha rivolto. Ci permettiamo di farle notare quanto segue: le obbligazioni zero coupon, essendo sprovviste di cedola, puntano interamente sul fattore prezzo per determinare il rendimento.

In teoria, si mostrano molto sensibili alle variazioni dei rendimenti di mercato, proprio perché non posseggono alcuna cedola che stabilizzino il prezzo.

Pertanto, esse appaiono molto indicate per massimizzare le plusvalenze in uno scenario di rendimenti calanti, anche se con tutta onestà ci sembra difficile che grosse variazioni nei prossimi mesi e anni avvengano rispetto ai già alti livelli odierni di prezzo, specie considerando che trattasi di strumenti di medio-breve durata. Un forte rialzo della quotazione sarebbe concomitante a una forte discesa del rendimento, ma già oggi questo è mediamente molto basso lungo la curva delle scadenze e le prospettive future non appaiono altrettanto positive. A meno di non giocare sulla quantità, ovvero di acquistare una massa di bond tale, per cui una minima plusvalenza maturata su ciascun titolo e moltiplicata per la mole dei titoli in portafoglio non porti alla compensazione degli 8.000 euro di cui sopra.

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