Tra BTp Italia e BTp Futura, i risparmiatori del Bel Paese hanno investito più di 20 miliardi di euro tra maggio e inizio luglio. Entrambi sono bond retail, cioè dedicati proprio alle famiglie, sebbene con il tempo il primo abbia perso le caratteristiche pregnanti, divenendo uno strumento d’investimento abbastanza diffuso anche tra gli istituzionali. E così, il Tesoro ha pensato bene di inventarsi un nuovo titolo esclusivamente riservato agli investitori individuali. La chiamata alle armi ha funzionato solo parzialmente. I contratti sottoscritti al 10 luglio scorso ammontavano a poco più di 6 miliardi, non così tanti per 5 giornate interamente occupate dal relativo collocamento.

Entrambi i titoli si sono apprezzati dopo lo sbarco sul Mercato Obbligazionario Telematico di Borsa Italiana, pur in misura profondamente diversa. Il BTp Italia maggio 2025 (ISIN: IT0005410912) ieri si attestava a 103,29, ben sopra la pari. Poiché offre cedola reale dell’1,40%, il suo rendimento minimo garantito alla scadenza viaggia allo 0,70%. Esso si confronta con lo 0,43% offerto dal BTp con cedola fissa di pari durata, per cui ne deduciamo che il mercato starebbe scontando una lieve deflazione nella media del prossimo quinquennio. Se così non fosse, il rendimento del BTp Italia, la cui cedola è agganciata all’inflazione, dovrebbe sottostare a quello del BTp con cedola fissa.

Il BTp Italia maggio 2025 continua a segnalare deflazione nei prossimi anni

Flop dei due bond?

Quanto al BTp Futura, ieri sostava di poco sopra la pari, a 100,30, offrendo un rendimento dell’1,25% e che si confrontava con uno inferiore all’1% del bond decennale ordinario. In questo caso, la differenza non segnala alcunché sul fronte delle aspettative d’inflazione, essendo la cedola del BTp Futura crescente e prefissata per il decennio. L’unica vera peculiarità consiste nell’aggancio del premio fedeltà al tasso di crescita del pil nominale italiano tra il 2020 e il 2029, compreso tra un minimo dell’1% e un massimo del 3%.

Dunque, il BTp Italia si è rafforzata di oltre il 3%, il BTp Futura di appena lo 0,30%, dieci volte in meno. Questo, perché il primo risulta molto appetibile, indipendentemente dall’inflazione attesa, in quanto offre una cedola reale superiore al rendimento del decennale ordinario. Chi lo acquista, ha la sicurezza di inserire in portafoglio un titolo certamente più remunerativo del BTp a 10 anni, anche nel caso d’inflazione nulla o negativa. Gioca a sfavore del BTp Futura, invece, la struttura delle cedole, dell’1,15% per i primi 4 anni. E non attira nemmeno il premio fedeltà, peraltro non accessibile a chi acquista il bond dopo l’asta, poiché sembra poco probabile che erogherà un rendimento extra decisamente superiore all’1% minimo fissato, date le deboli aspettative di crescita.

Entrambi i bond, poi, continuano ad offrire rendimenti superiori a quelli dei rispettivi BTp con cedole fisse di circa un quarto di punto in più, segno che l’appeal resti complessivamente limitato, vuoi per la bassa/negativa inflazione attesa, vuoi per l’impazienza di dover attendere anni prima di spuntare cedole ritenute all’altezza del debito sovrano tricolore. Se il Tesoro vi aveva riposto fiducia per far tornare l’Italia all’era dei “BoT people”, i primi segnali non sembrano stiano andando nella giusta direzione.

BTp Futura bond davvero adatto per scommettere sulla ripresa dell’economia italiana?

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