Spread BTp-Bund a 10 anni in deciso rialzo oggi e tornato sopra la soglia dei 200 punti base. Mentre scriviamo, il differenziale di rendimento si attesta a quasi 206 bp, con i decennali italiani ad offrire l’1,62% e quelli tedeschi il -0,43%. La risalita sembra decisamente legata al taglio dei tassi della Federal Reserve, comunicato ieri e pari allo 0,25%. Il governatore Jerome Powell ha usato toni apparentemente da “falco” in conferenza stampa, spegnendo gli entusiasmi di quanti tra analisti e traders scommettevano su annunci più accomodanti per il futuro.

Invece, pur non escludendo nuovi tagli, egli ha definito l’abbassamento del costo del denaro appena varato “un aggiustamento di metà ciclo” e “non l’inizio di una lunga serie di tagli dei tassi”.

Poiché le mosse delle principali banche centrali sono tra loro interdipendenti, probabile che nella lievitazione dello spread di queste ore si riflettano aspettative un po’ meno accomodanti anche per la BCE, chiamata nei prossimi mesi a dare attuazione a quanto comunicato all’ultimo board di giovedì scorso, quando non si è escluso un ulteriore abbassamento dei tassi, né un ripristino degli acquisti netti di assets con il “quantitative easing”.

La Fed taglia i tassi e i mercati restano delusi da Powell, ecco perché non dovrebbero

Ma in questo dato si celerebbe anche il timore di un inasprimento delle tensioni commerciali tra USA ed Europa. Il taglio dei tassi di ieri è stato realizzato solamente per arrivare a una tregua tra Fed e Casa Bianca, con la seconda ad averlo sollecitato da mesi e che si aspettava una riduzione più decisa, oltre che toni più da “colomba”. Il presidente Donald Trump crede che il dollaro sia troppo forte e danneggi le esportazioni, per questo invoca tassi più bassi, visto che tutte le altre banche centrali li tengono ancora fissati a livelli azzerati. Dopo ieri, probabile che la sua amministrazione tornerà alla carica contro l’eccesso di esportazioni tedesche, a partire dal comparto auto.

Rischio tensioni USA-UE

Poche settimane fa, lo stesso Trump aveva “congelato” la questione dazi sulle auto europee, rinviando a una soluzione per dopo l’estate. Tra USA e UE potrebbe scatenarsi una “guerra” doganale, che mieterebbe come vittima principale proprio l’economia europea in prima istanza, trainata dalle esportazioni. E se il quadro nel Vecchio Continente peggiora, i rischi percepiti per i BTp aumentano, in quanto l’economia italiana è anch’essa stessa legata alle esportazioni e, al contrario della Germania, non vanta una domanda interna solida, con consumi e investimenti privati al palo, nonché una spesa pubblica limitata dai margini di manovra fiscali sostanzialmente nulli.

Più in generale, le tensioni premiano i Bund, in quanto obbligazioni “core”. Non a caso, anche il franco svizzero si sta rafforzando contro l’euro, con il cambio tra le due valute a scendere sotto la soglia di 1,10. Il paese alpino costituisce per i capitali un porto sicuro. Se tutto questo è vero, va detto che il rialzo dello spread sta riguardando solo i BTp, con i Bonos a 10 anni a rendere sempre circa 70 bp in più degli omologhi tedeschi e persino i titoli della Grecia non si sono deprezzati oggi, rimanendo in area 2,05%. Oltre ai timori per un inasprimento delle relazioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, infatti, pesano sui nostri bond anche le tensioni interne alla maggioranza, con il governo sempre a un passo dalla crisi politica.

Perché la crisi nel governo per ora non scalda lo spread e i rendimenti BTp

[email protected]