Con i rendimenti delle obbligazioni ai minimi storici un po’ in tutto il mondo avanzato, specie in Europa e Giappone, la principale preoccupazione degli investitori in questa fase riguarda le conseguenze per i portafogli quando e se i tassi di mercato torneranno a salire. Molti bond sono stati acquistati a rendimenti negativi, per cui andrebbero venduti per non subire perdite alla scadenza. Tuttavia, se nel frattempo i rendimenti salgono, i prezzi per contro scendono e si rischia il classico bagno di sangue sul piano finanziario.

Per questo, ancora più importante risulta capire in che misura il prezzo di un bond si muova rispetto a un altro apparentemente molto simile per durata e rendimento.

Il concetto di “duration” dovrebbe essere chiaro a quanti ci seguono. Esso capta la volatilità di un titolo al variare del rendimento. In questo articolo, compiamo un passo in avanti e introduciamo il concetto di convessità della curva di un’obbligazione. Due titoli con duration e rendimento uguali, infatti, potrebbero mostrarsi diversamente appetibili al variare delle condizioni di mercato. Solitamente, le obbligazioni mostrano di possedere una convessità positiva, vale a dire che i prezzi tendono a salire quando i rendimenti scendono e viceversa. Alcune obbligazioni, come le “callable”, invece hanno convessità negativa, cioè si deprezzando con il calo dei rendimenti e viceversa. Questo consegue alle specificità di questi bond.

Obbligazioni “callable”, perché sono diverse e proprio adesso in Europa meritano attenzione

Come agisce la convessità sui bond

Chiarito il concetto, dovremmo imparare che tra due bond con duration e rendimento simili risulta preferibile quello con la convessità maggiore. Perché? Esso si apprezza di più quando il rendimento scende e si deprezza di meno quando esso sale. Dunque, la maggiore convessità regala più soddisfazioni nelle fase di mercato positive e infligge minori perdite in quelle negative. Per capirlo, vi proponiamo un raffronto tra due BTp, dalla duration e dal rendimento molto simili: quello con scadenza settembre 2046 e cedola 3,25% (ISIN: IT0005083057) e il marzo 2048 e cedola 3,45% (ISIN: IT0005273013).

Il primo offriva ieri un rendimento dell’1,81%, il secondo dell’1,84%. Quanto alla duration, siamo di fronte a valori anch’essi molto omogenei: 19,7 contro 20,2 anni. Ragionando in maniera semplicistica, dovremmo supporre che il BTp 2048 tende a rincarare di più con il calo dei rendimenti e a crollare maggiormente con il loro rialzo. Verifichiamo se sia così. Supponendo che i due titoli scontino un aumento del rendimento immediato dell’1%, il BTp 2046 scenderebbe a un prezzo in area 106 da oltre i 126 di ieri, mentre il BTp 2048 arretrerebbe da oltre 130 a circa 110, subendo rispettivamente un calo del 15,8% e del 15,4%. Le differenze sono minime, intendiamoci, ma sufficienti a sconfessare che la più alta duration coincida con una performance peggiore nel caso di rialzo dei rendimenti.

E adesso la controprova: cosa succede con l’eventuale calo dell’1% dei rendimenti? Il BTp 2046 salirebbe in area 154 e il 2048 a circa 160, apprezzandosi il primo del 22% e il secondo del 22,5%. Nemmeno in questo caso riscontriamo differenze eclatanti, ma il punto è un altro: il BTp 2046 guadagna meno quando i rendimenti scendono e perde di più quando questi scendono. Non c’è dubbio, quindi, che risulti preferibile il BTp 2048, pur a fronte di una duration leggermente maggiore, che in teoria dovrebbe amplificare sia i guadagni che le perdite. Ciò è dovuto al fatto, appunto, che la convessità del secondo titolo sia superiore. E questo concetto negli investimenti importa parecchio!

Una nuova crisi dei BTp quante perdite infliggerebbe ai risparmiatori? Ce lo dice la duration

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