Nessuno aveva previsto un primo semestre così disastroso per il mercato obbligazionario globale. Solamente tra gennaio e marzo, le perdite hanno ammontato a 2.600 miliardi di dollari. Da allora, i prezzi sono andati ancora più giù man mano che le banche centrali hanno alzato i tassi d’interesse e tagliato la liquidità fornita ai mercati. Possiamo stimare le perdite dai massimi di gennaio in 4-4.500 miliardi di dollari. Una batosta inattesa nei tempi e forse anche nelle dimensioni. Ma forse è tornato il momento di comprare bond, specie sul tratto lungo della curva delle scadenze.

Comprare bond, i segnali

C’è una legge fondamentale per chi investe sui mercati: mai comprare bond a lungo termine quando i tassi sono bassi. Ed è quello che hanno fatto, spesso costretti dall’assenza di alternative remunerative, molti investitori anche privati negli anni passati. Le brevi scadenze offrivano rendimenti bassissimi, spesso negativi persino in termini nominali. Per questo si era reso necessario puntare sulle scadenze più lunghe, a fronte di rendimenti almeno positivi (o meno negativi), ma pur sempre bassi. Ma quando è arrivata la tempesta dell’inflazione, le vendite hanno travolto proprio i bond più longevi particolarmente, infliggendo perdite altissime ai possessori.

Tuttavia, rispetto ai minimi toccati il giorno del board d’emergenza alla BCE – siamo al 14 giugno – il BTp 2051 è schizzato da una quotazione di 58,90 centesimi a una di 64,50. L’apprezzamento è stato del 9,40%, contestuale a una ridiscesa del rendimento lordo dello 0,48% in una decina di giorni. In termini netti, chi ha acquistato il bond a 30 anni venerdì scorso, ha dovuto pagare il 15,30% in più, ottenendo un rendimento netto cumulato alla scadenza del 12,40% più basso.

Attenzione, il rimbalzo nel caso specifico non sarebbe definitivo. Esso segue le decisioni della BCE, che ha prospettato il varo imminente di uno scudo anti-spread. Il rialzo dei tassi nell’Eurozona deve ancora iniziare e per quanto il mercato lo abbia in buona parte scontato, è assai verosimile che i prezzi proseguiranno la discesa anche nei mesi prossimi, pur a ritmi decisamente inferiori a quelli del semestre passato.

Possiamo immaginare, non senza un pizzico di ottimismo, che il peggio sia alle spalle per l’obbligazionario. D’altra parte, potrebbe accadere che l’allarme recessione spinga le banche centrali a varare una stretta monetaria meno rigida delle attuali previsioni. Ciò avvicinerebbe il punto di svolta (in positivo) per il mercato.

Svolta di mercato vicina?

Se tutto quanto detto è vero, allora sarebbe ora di comprare bond a lungo termine. Per due ragioni: la prima è che probabilmente i rendimenti stanno culminando e nei prossimi mesi potrebbe risultare difficile inserire titoli in portafoglio altrettanto redditizi. La seconda è più speculativa: poiché le lunghe scadenze sono le più sensibili alle variazioni dei tassi di mercato, non appena i rendimenti torneranno a scendere i prezzi inizieranno a risalire velocemente. Ed entro un lasso di tempo non lungo, guadagni a doppia cifra – e pure consistenti – sarebbero ipotizzabili.

L’errore che si rischia di commettere è attendere che l’inflazione segnali una decelerazione stabile. A quel punto, infatti, il mercato avrà già scontato la fine del ciclo monetario restrittivo. I prezzi dei bond saranno già risaliti e i rendimenti scesi. Questo non significa comprare bond alla cieca sull’auspicio che l’inflazione freni senza spunti concreti. Anticipare il mercato non è facile per il singolo investitore. Possiamo solo guardare ai rendimenti storici, i quali ci segnalano che la svolta non sarebbe lontana.

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