Nei portafogli dei grandi fondi di investimento sta aumentando il peso delle obbligazioni societarie italiane, mentre diminuisce quello dei Btp. Il 2011 ha messo in evidenza le debolezze e le preoccupazioni del debito pubblico italiano e il rischio che i primi tre-quattro mesi del nuovo anno possano essere caratterizzati da un ulteriore calo dei prezzi dei titoli di stato è concreto, data l’immensa quantità di titoli di Bot, Btp, Cct e Ctz che il Tesoro dovrà rifinanziare (155 miliardi di euro) entro Aprile.

C’è infatti chi già da tempo non investe più sui titoli di stato italiani preoccupato dagli spread in aumento e chi invece li ritiene comunque interessanti anche nell’incertezza economica europea. Tutti, però, concordano sulle opportunità che si possono cogliere, in alternativa, fra i corporate italiani. Così, in un contesto fortemente negativo per i titoli di stato tricolori, alcune importanti società come Eni, Enel, Generali, Piaggio, Pirelli, Fiat e Campari, dovrebbero far registrare buone performance nel 2012 grazie alla loro esposizione verso i paesi emergenti. Si tratta, come noto, di grosse multinazionali che in questi ultimi anni hanno adottato seri provvedimenti per aumentare le entrate, tagliare i costi, aumentare le scadenze del debito e la liquidità a bilancio. Tutti elementi positivi – sostiene un report di Saint George Capital Management – che pongono le obbligazioni corporate italiane al riparo dagli attacchi speculativi sul debito pubblico che, viceversa, andrebbe considerato solo per le scadenze brevi, quelle a due-tre anni al massimo, poiché la recente manovra finanziaria del governo Monti è stata tarata fino al 2013 quando dovrà essere raggiunto il pareggio di bilancio.

 

Fra i corporate bancari, solo i senior offrono garanzie

 

I corporate italiani sono sicuramente preferiti anche da Paul Reved, gestore del comprato Invesco Euro Corporate Bond Fund, il quale consiglia di sotto pesare anche i titoli obbligazionari delle banche italiane che sono piene zeppe di titoli di stato e dovranno inevitabilmente assorbire le prossime ingenti emissioni del Tesoro non senza difficoltà evidenti.

Reved sostiene che solo le obbligazioni senior delle banche italiane di nuova emissione sono interessanti perché saranno garantite dallo Stato, mentre le altre presentano un rischio implicito legato all’andamento degli spread fra Btp e Bund tedesco. Inoltre, le stringenti regole imposte da Basilea 3 e dall’Eba mettono a rischio le obbligazioni subordinate che già scontano nei prezzi possibili ristrutturazioni. Per questo tipo di investimento, vanno quindi tenute in considerazione principalmente le emissioni dei grossi gruppi bancari. Come Intesa San Paolo e Unicredit che hanno ricapitalizzato o stanno per farlo e riusciranno a rispettare i coefficienti patrimoniali che richiede l’Europa per fronteggiare la crisi in atto. Nella peggiore delle ipotesi, prima che l’Italia fallisca – conclude il gestore – gli istituti di credito verrebbero nazionalizzati (come avvenuto in Irlanda), ma i possessori dei bond senior non perderebbero i loro soldi.

 

Le utility italiane sono le più gettonate

 

Enel 5% 2022

Fra le maggiori opportunità di investimento il fondo Espa Bond Europe focalizza la propria strategia sulle utility come Eni, che ha ripreso a pieno regime le proprie attività in Libia, Enel, A2A e Telecom Italia che va a gonfie vele in Brasile e Argentina. Il mercato in questo momento ritiene i bond di queste società meno rischiosi dei titoli di stato come si può vedere dai rendimenti offerti che, per alcune scadenze, sono più bassi dei Btp grazie alle solide garanzie che stanno dietro alle società stesse. Eni ed Enel, ad esempio, vantano all’estero proprietà reali (giacimenti, contratti di sfruttamento energetico poliennali, complessi immobiliari e stabilimenti) che nel loro complesso hanno un valore certo e quantificabile a garanzia delle emissioni del debito corporate.

Si tratta oltretutto di multinazionali che godono di un ottimo cash flow e pagano sempre generosi dividendi ai soci, un fatto non secondario da tenere ben presente per la scelta dell’investimento in questo tipo di obbligazioni che solitamente i singoli risparmiatori italiani non prendono quasi mai in considerazione ritenendo i titoli di stato più affidabili delle società. Une tendenza – osserva Philip Norton, manager di Templeton Euro Bond Fund – che non trova eguali riscontri negli USA o in Gran Bretagna, ad esempio, dove le grandi utility sono molto richieste anche dai singoli risparmiatori e non solo dai fondi. Ma è solo una questione di differente cultura finanziaria.

 

Forte richiesta di tecnologia e motori in Russia

 

Molto interessanti sono anche le obbligazioni di Fiat, Pirelli e Piaggio. Tutte e tre le multinazionali italiane sono bene posizionate sui mercati emergenti, soprattutto in America Latina dove da anni investono, producono e commercializzano i loro prodotti made in Italy. Recentemente, sia per Pirelli che per Piaggio si sono aperti interessantissimi sbocchi anche sul mercato russo in concomitanza con l’ammissione di Mosca al Wto. Il primo semestre 2011 si è chiuso con un interscambio tra l’Italia e la Russia a quota 17 miliardi di euro, in crescita del 29,5 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, numeri che fanno del nostro paese il quarto partner commerciale della Russia dopo Olanda, Cina e Germania. Recentemente Pirelli ha finalizzato un accordo per una joint-venture con la Rostechnologii, vincolato all’acquisto delle fabbriche di Kirovsk e Voronezh dalla Sibur Russkie Shiny, per una spesa di 222 milioni di euro, con l’obiettivo di produrre 8 milioni di gomme nel 2012. Mentre Piaggio Aero informa di avere firmato due contratti per la vendita di sei aerei P.180 Avanti II Flight Inspections per le radiomisure e le calibrazioni alla Jsc Flight Inspections and Systems. Non ultimo l’accordo preliminare raggiunto da Fiat per produrre 120 mila autovetture in Russia.

 

Fiat produrrà 120.000 veicoli a San Pietroburgo

 

Nonostante nulla sia stato ancora firmato e dal Lingotto non pervengano commenti, a San Pietroburgo danno l’accordo già per definito.

A parlarne, è stato nei giorni scorsi il capo del comitato municipale per gli investimenti e i progetti strategici di San Pietroburgo, Aleksey Chichkanov, il quale ha di fatto annunciato l’intenzione di firmare nel primo trimestre del 2012 un memorandum di intesa con Fiat s.p.a. per la costruzione di un grosso impianto. E mentre già si parla di San Pietroburgo come la «Detroit russa» (essendo già presenti Toyota, Gm, Nissan, Hyundai e la canadese Magna per la componentistica), le autorità locali sembrano essere a conoscenza di più di un particolare dei progetti torinesi. Secondo fonti citate da Ria Novosti, nell’area saranno prodotte anche auto Chrysler e Jeep, in particolare Jeep Cherokee, molto gradite ai russi. Ragion per cui anche Fiat appare ben posizionata a Est e in grado di compensare il forte calo delle immatricolazioni in patria. L’impressione, comunque, è che prima Marchionne voglia definire gli aspetti finanziari dell’operazione, raggiungendo un’intesa con il colosso del credito Sberbank per l’erogazione di un finanziamento superiore al miliardo di euro che Fiat metterà a disposizione dei russi.

 

Alcune obbligazioni corporate italiane più redditizie (ultima colonna: rendimento lordo)

 

FIAT Finance & Trade 7,375%

07/09/2018

XS0647264398

83,00

11,05%

FIAT Fin. North America 5,625%

12/06/2017

XS0305093311

83,50

9,65%

Unicredit Group 4,5%

22/09/2019

XS0200676160

71,50  

9,63%

Fiat Industrial 5,25%

11/03/2015

XS0604640499

91,80

8,25%

Intesa San Paolo 4,125%

14/04/2020

XS0500187843

76,45

8,13%

Telecom Italia 8,25%

21/03/2016

XS0418508924

103,40

7,48%

Teleccom Italia 7%

20/01/2017

XS0693940511

99,75

7,16%

Piaggio & Co. 7%

01/12/2016

XS0471946367

99,85

7,05%

ENEL 5%

14/09/2022

XS0452187916

88,90

6,48%

Pirelli 5,125%

22/06/2016

XS0592703382

95,80

6,18%

Generali   Ass. 5,125%

16/09/2024

XS0452314536

93,81

5,81%

A2A 4,25%

02/11/2016

XS0463509959

95,25

5,52%

ENEL   4,125%

12/07/2017

XS0647288140

95,00

5,17%

ENI 4%

29/06/2020

XS0521000975

97,28

4,91%

Campari   5,375%

14/10/2016

XS0457848272

103,10

4,75%