La compagnia petrolifera YPF ha proposto agli obbligazionisti in possesso del bond marzo 2021 e cedola 8,50% (ISIN: USP989MJBG51) un accordo per lo “swap” dei titoli con altri di nuova emissione e in scadenza nel 2025. L’intento della società, duramente colpita dal crollo delle quotazioni petrolifere di questi mesi, è di allungare la durata del debito, evitando il pagamento di una scadenza onerosa agli inizi del prossimo anno. Entro il 16 luglio, gli obbligazionisti dovranno decidere se accettare o meno l’offerta, che consiste in un pagamento cash del 5% subito e in un rifinanziamento del 95% del valore nominale del bond mantenendo la stessa cedola e beneficiando anche di pagamenti ammortizzati nel corso del quadriennio aggiuntivo.

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Fitch ha assegnato al nuovo bond 2025 il rating “CCC/RR4”, un giudizio che capta elevate probabilità di default della compagnia e che risente inevitabilmente anche del default sovrano in cui l’Argentina è caduta per la terza volta dall’inizio del millennio nel maggio scorso, al termine di un periodo di grazia di 30 giorni per il mancato pagamento di obbligazioni in dollari per mezzo miliardo.

YPF risulta controllata dallo stato per il 51% e non gode di grossa libertà d’impresa, a causa del mix tra restrizioni ai movimenti dei capitali e alla fissazione dei prezzi. Fitch ha stimato, ad esempio, che gli 1,2 miliardi di dollari di liquidità disponibile al termine del primo trimestre siano sufficienti a pagare un anno di interessi sul debito. La compagnia, però, avrebbe difficoltà a incrementare tali riserve in dollari, in quanto i controlli sui capitali le impongono che prima di accedere al mercato valutario ufficiale debba utilizzare i dollari in cassa per pagare i debiti contratti con i creditori esteri e per effettuare le importazioni.

I rischi dei bond YPF

Inoltre, la compagnia non dovrebbe essere in grado di alzare i prezzi in pesos ai clienti argentini in misura sufficiente a compensare il deprezzamento del cambio accusato negli ultimi mesi.

In effetti, essa ha il problema di sostenere grosso modo i costi in dollari e di avere ricavi in pesos sempre più svalutati. Nel 2019, ha estratto 514 mila barili al giorno e disponeva di riserve petrolifere per altri 5,7 anni.

Il bond 2021 ha registrato un rimbalzo di quasi il 50% rispetto ai minimi toccati in aprile, offrendo ormai un rendimento superiore al 30%, tenendo conto della quotazione a meno di 87 centesimi. Quanto al bond 28 luglio 2025 e cedola 8,50% (ISIN: USP989MJBE04), il rialzo è stato nello stesso periodo del 60% e al momento rende oltre il 19%, tutti numeri che ci offrono la prospettiva dei rischi in gioco. Se è vero che parliamo di debito corporate, bisogna considerare che Buenos Aires sta rinegoziando circa 66 miliardi di dollari di bond in mano ai creditori stranieri, allungando le scadenze e tagliando dei due terzi le cedole, oltre che marginalmente il capitale. Il paese ha una pessima storia di rispetto dei diritti di proprietà e YPF potrebbe essere il prossimo fronte di confronto con gli obbligazionisti dopo la ristrutturazione sovrana.

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