Questa settimana, Unicredit ha emesso obbligazioni senior con durata pari a 5 anni e mezzo, cioè in scadenza nella primavera del 2025, con cedola 0,50% e per un importo di 1 miliardo di euro, esitando un prezzo di 99,919 e un rendimento di poco superiore al mezzo punto percentuale. L’81% delle richieste soddisfatte è arrivato dall’estero, dove gli investitori sono da tempo a caccia di rendimento più che in Italia. Il bond di Piazza Gae Aulenti potrebbe sembrare molto avido, ma risulta pur sempre di 90 punti base superiore al “midswap”.

Obbligazioni Unicredit senior preferred “callable”, ecco i risultati 

Tuttavia, se siete alla ricerca di opportunità d’investimento e volete puntare proprio sul debito di Unicredit, le occasioni non mancano. Concentrandoci sul 2025, un orizzonte temporale medio-lungo, abbiamo a disposizione diverse alternative più soddisfacenti, pur presentando ciascuna differente tipologia di rischio. In estate, ad esempio, sono state emesse le obbligazioni “senior unsecured callable” con scadenza luglio 2019 (ISIN: XS2021993212) e con cedola per i primi 5 anni dell’1,625%, mentre dal 2024 e fino al termine dell’investimento, nel caso di mancato rimborso anticipato, l’istituto pagherebbe una cedola annuale pari all’Euribor a 3 mesi + 190 punti base. Al momento attuale, la cedola variabile ammonterebbe all’1,475%.

Scadenze medio-lunghe per spuntare rendimenti dignitosi

Il rendimento di questo bond si aggira intorno all’1%, praticamente doppio quello del titolo appena emesso. Rispetto alle obbligazioni subordinate è più sicuro, in quanto verrebbe onorato prima nel caso di “bail-in”, pur dopo le senior ordinarie; in più, presenta anche il rischio di rimborso anticipato, pur solo di un anno rispetto alla scadenza dei 6 anni.

Obbligazioni Unicredit Tier 2 “callable” a 10 anni, confronto con i 15 anni in dollari

E nel maggio 2025 scade un altro bond di Unicredit, anch’esso “callable” e subordinato Tier 2 (ISIN: IT0005087116). Trattasi di un titolo più rischioso per il caso di “bail-in” e anche solo di difficoltà finanziarie dell’istituto, per cui il rendimento attualmente offerto risulta essere del 2,37%.

La cedola è pari all’Euribor a 3 mesi + 275 punti base. E se ancora ci sembra poco, un altro Tier 2, stavolta in scadenza nel mese di ottobre del 2025, cedola 5,75% e “callable” (ISIN: XS0986063864). Rende il 4,68%, pur presentando sostanzialmente gli stessi rischi dell’altro bond subordinato. E allora, il fatto che offra il doppio rifletterebbe le aspettative rialziste del mercato sui tassi per gli anni futuri, che incoraggerebbe gli investitori a comprare più l’obbligazione con cedola legata all’Euribor (con tanto di prezzi in salita e rendimento in discesa), con quest’ultimo destinato a salire nel caso di normalizzazione monetaria.

Come abbiamo notato, passare dallo 0,50% al 4,7% per scadenze simili e dello stesso emittente è possibile, anche se assumendosi rischi più alti. E si consideri che ormai per bond bancari di durata fino ai 4-5 anni in Italia si ha difficoltà a trovare un qualche rendimento positivo, se non optando per le emissioni in valute straniere, ma esponendosi al rischio di cambio. La stessa Unicredit offre appena lo 0,2% lordo per il suo bond senior marzo 2023 e cedola 2% (ISIN: XS1374865555), meno dello 0,80% per il subordinato in scadenza nell’ottobre dello stesso anno e cedola 6,95% (ISIN: XS0849517650), per cui se bisogna rischiare, almeno sarebbe bene farlo per spuntare un rendimento più dignitoso, a costo di allungare l’orizzonte temporale.

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