La durata corta di un investimento obbligazionario è generalmente nemica del rendimento. Questo non significa che non si trovino livelli soddisfacenti guardandosi intorno. Restando in casa, Unicredit ha emesso nel 2016 un bond in dollari USA e in scadenza alla fine di maggio 2023 a tasso misto (ISIN: IT0005185381). Per i primi 3 anni e fino al 31 agosto 2019, la cedola era fissa e pari al 3% annuo, corrisposta trimestrale. A partire da quella data, la banca corrisponde, sempre ogni 3 mesi, una cedola legata al Libor in dollari a 3 mesi e maggiorata dell’1,03%.

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Sulla base dell’ultima rilevazione del Libor trimestrale, troviamo che la cedola annuale attualmente sarebbe del 2,76%. E ieri, il titolo viaggiava in area 99, cioè poco sotto la pari, esitando così un rendimento lordo di circa il 3,10%. Considerando che parliamo di un’obbligazione triennale, non sembra affatto deludente. Certo, qui si va incontro essenzialmente a un rischio di cambio, perché se il dollaro s’indebolisse contro l’euro entro la scadenza, il rendimento effettivo si ridurrebbe, venendo il capitale restituito in una valuta nel frattempo deprezzatasi.

E l’aspetto meno rassicurante di questo bond risiede nel fatto che l’eventuale indebolimento del dollaro camminerebbe di pari passo alla riduzione del Libor. Questo, perché il cambio euro-dollaro tenderebbe a rafforzarsi nel caso in cui la BCE, trovando conforto nei dati macro, iniziasse a rialzare i tassi, mentre la Federal Reserve li tenesse fermi o li tagliasse per far fronte a un indebolimento della congiuntura economica americana. Dunque, il rischio di cambio verrebbe amplificato da quello dei tassi.

Rischi e opportunità

Viceversa, se l’economia americana continuasse a crescere e la Fed, magari dopo le elezioni presidenziali del prossimo novembre, si trovasse costretta a rialzare i tassi, il dollaro si rafforzerebbe ulteriormente contro l’euro e le altre valute.

In questo caso, le obbligazioni Unicredit renderebbero di più in termini di cedole e di capitale. Quanto appena esposto non deve essere preso come un automatismo certo. Ad esempio, da inizio anno il cambio euro-dollaro si è deprezzato del 2,6%, ma al contempo il Libor a 3 mesi è sceso dall’1,90% all’1,73%. E il bond Unicredit ha guadagnato l’1,5%. Questo, perché la fuga dei capitali verso il mercato sovrano americano, sostenuta dalle tensioni internazionali e dal Coronavirus, ha abbassato i rendimenti dei Treasuries e, di conseguenza, i tassi di mercato negli USA.

Le prospettive per l’economia nell’Eurozona da qui a medio termine non sembrano brillanti, anzi Germania e Italia guidano le classifiche dei dati negativi. Dunque, in ottica di investimento anche speculativo, queste obbligazioni Unicredit potrebbero rivelarsi interessanti. Del resto, fatto salvo quanto spiegato sopra, non è cosa semplice trovare di questi tempi il 3% per un triennale “investment grade” ed emesso da una delle principali banche europee.

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