Settimana generosa di emissioni sul mercato dei bond. E in Italia, due nuove obbligazioni Tier 2 sono state collocate rispettivamente da Banco BPM e Assicurazioni Generali. Si tratta di debiti subordinati, cioè che espongono l’investitore a rischi maggiori rispetto ai debiti senior. Tuttavia, tra le due emissioni possiamo notare sostanziali differenze. Vediamole.

Banco BPM ha collocato sul mercato nuove obbligazioni Tier 2 con scadenza 29 giugno 2031 (ISIN: XS2358835036), cioè della durata di 10 anni. L’importo offerto è stato di 300 milioni di euro e il prezzo esitato di 99,775 centesimi, a fronte di una cedola annua del 2,875% per i primi 5 anni.

Infatti, il bond dell’istituto potremmo definirlo un “classico” per questo tipo di emissione. Esso è “non callable” per i primi 5 anni, successivamente ai quali Banco BPM può o esercitare la facoltà di rimborso anticipato o continuare a pagare le cedole, ma a un tasso che diventa variabile e pari al “midswap” a 5 anni (oggi al -0,25%) + 317 punti base.

Le differenze tra le due obbligazioni Tier 2

Nel caso di Generali, le obbligazioni Tier 2 sono sostenibili e con scadenza 30 giugno 2032 (ISIN: XS2357754097). L’importo offerto è stato di 500 milioni. Le prime indicazioni davano il rendimento in area +180 punti base sul tasso “midswap”, ma l’esito è stato decisamente più favorevole all’emittente: spread a +155 punti base. Cedola fissata all’1,713%. I proventi saranno utilizzati per finanziare progetti sostenibili. In questo caso, il bond non è “callable” e ha una scadenza, pertanto, certa. In entrambi i casi, invece, il taglio minimo è elevato: 100.000 euro con multipli di mille.

Come avete potuto notare, pur a fronte di una durata di un anno più alta, le obbligazioni Tier 2 di Generali hanno esitato un rendimento decisamente più basso. Ciò è dovuto essenzialmente al minore rischio di credito, come segnalato dai rating: BBB- per Fitch e Baa3 per S&P, meglio di BB/B1 nel caso di Banco BPM.

E l’assenza di una clausola “callable” elimina alla radice il rischio di reinvestimento per il bond emesso dal Leone di Trieste. Viceversa, nel caso dell’istituto lombardo si corre il rischio di vedersi restituito il capitale con 5 anni di anticipo e di non poterlo impiegare in un asset altrettanto redditizio.

[email protected]