L’esito degli stress test della BCE sulle principali banche europee, reso noto durante la settimana scorsa, non è stato una sorpresa per il Monte Paschi di Siena. Ultimo tra i 50 istituti esaminati, avrà bisogno di rafforzare il suo capitale di un paio di miliardi di euro, in linea con il piano già allo studio del Tesoro. Ciononostante, le obbligazioni subordinate di MPS sono letteralmente precipitate sul mercato. Il bond con scadenza 18 gennaio 2028 ha perso quasi il 9%, quello con scadenza il 23 luglio 2029 ha lasciato sul terreno il 5,6% e il titolo che dovrà essere rimborsato nel gennaio 2030 ha segnato -6,8%.

Queste quotazioni sono in sofferenza ormai da quasi due mesi, cioè da quando è iniziata a diffondersi la voce sul possibile “spezzatino” della banca senese. Il timore degli investitori è che le obbligazioni subordinate di MPS restino in capo a una banca di fatto privata di tutti i suoi asset redditizi, per cui il loro grado di rischio in prospettiva monterebbe ulteriormente.

Obbligazioni subordinate MPS a rischio perdite?

L’affare Unicredit non ha fugato i dubbi, perché nulla si sa ancora sul destino di questi titoli: se li accollerebbe Piazza Gae Aulenti o rimarrebbero in pancia a una MPS ridotta a un cumulo di asset tossici? Adesso, però, avanza un altro spettro. Il rafforzamento patrimoniale richiesto dalla BCE può sfociare in soluzioni diverse. Una consisterebbe nel varare un ennesimo aumento di capitale. C’è il problema che, allo stato attuale, l’azionista di maggioranza con oltre il 64% delle azioni è il Tesoro. E sembra complicato che partecipi pro-quota all’operazione, sborsando almeno 1,3 miliardi.

A questo punto, un’alternativa niente affatto da escludere sarebbe di sfruttare proprio le obbligazioni subordinate di MPS. Per loro natura, contribuiscono a ripianare le perdite di capitale quando i ratio patrimoniali scendono al di sotto dei livelli minimi prefissati per contratto. Non siamo ancora a questo, ma chissà che la crisi non si aggravi e lo stato non finisca per ridurre la propria partecipazione al ripianamento delle perdite facendole gravare sugli obbligazionisti.

Se così fosse, nulla quaestio. Se offrono alti rendimenti, è proprio per il rischio altrettanto elevato di subire decurtazioni del capitale e/o sospensioni/cancellazioni delle cedole, a seconda del tipo di strumento.

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