Buone notizie per gli obbligazionisti Sopaf. O almeno, si spera. Come noto, la Guardia di Finanza ha proceduto all’arresto dei vertici della Società di Partecipazioni Finanziarie, i fratelli Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni e anche del figlio di quest’ultimo, Luca, oltre ad altre persone coinvolte a vario titolo in quella che è stata definita dagli inquirenti una “seconda Parmalat”. I reati contestati dalla magistratura di Milano sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita, malversazione, distrazione di fondi all’estero, frode fiscale.

Di tutto e di più, insomma. In particolare sarebbe stata accertata una distrazione di denaro per oltre 100 milioni di euro dal patrimonio di Sopaf, attualmente in regime di concordato preventivo e in dissesto dal 2012. Secondo la Procura di Milano che sta portando avanti le indagini, Sopaf veniva usata dagli amministratori come vero e proprio bancomat portando addirittura al crac di banca Network, dopo aver sospeso il pagamento degli interessi sulle obbligazioni convertibili, già ristrutturate una prima volta nel lontano 2011, e il rimborso di debiti verso le banche. E proprio una di queste, Unicredit, aveva fatto partire nei confronti di Sopaf la richiesta di fallimento per non essere rientrata di 19 milioni di euro di prestiti.

 

Sopaf sarà liquidata, ma i primi risarcimenti arriveranno nel 2016

 

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Ma al di là delle vicende giudiziarie ancora in corso, vediamo di capire come stanno le cose per gli obbligazionisti Sopaf, che insieme agli azionisti, stanno pagando un conto salatissimo. Il rischio, fino al pochi giorni fa, era quello di non rivedere più il becco di un quattrino dei loro investimenti. Stiamo parlando dei bond convertibili Sopaf 2007 – 2015 CV 3.875% (POC 1) e Sopaf 2011 – 2015 CV 9% (POC 2), già rinegoziati e, che sarebbero dovuti essere ristrutturati una seconda volta secondo un piano finanziario che prevedeva il pagamento di una cedola annuale del 1% e la scadenza al 2020 con rimborso ammortizzato  in rate semestrali proprio a partire da quest’anno.

Operazione che avrebbe dovuto trovare anche il supporto degli azionisti con un aumento di capitale da 34 milioni di euro, poi naufragato e travolto dalle inchieste giudiziarie e dal default, cosa che ha spinto Sopaf a presentare richiesta di concordato preventivo presso il tribunale fallimentare di Milano. Una procedura che è stata omologata dal giudice appena un mese fa, dopo il via libera dell’adunanza dei creditori chiamati ad approvare il piano concordatario presentato da Sopaf. In buona sostanza, ora, gli obbligazionisti dovranno attendere che i liquidatori della holding cedano gli assets per poi spartirsi il ricavato delle vendite. I tempi sono lunghi, si parla del 2016 – come avverte la società stessa – e forse anche oltre, mentre le stime degli analisti attribuiscono ai possessori dei bond un recovery compreso fra il 10-15% del valore nominale, dopo essere stati soddisfatti interamente i creditori privilegiati e le spese di procedura giudiziaria. Anche se, per capire bene come stanno andando le cose bisognerà attendere l’approvazione da parte degli azionisti del bilancio 2013 entro la fine di giugno.

 

Sequestrati beni, conti correnti e depositi per 185 milioni

 

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La buona notizia per i possessori di obbligazioni convertibili Sopaf, tuttavia, è un’altra. La Guardia di Finanza ha infatti eseguito sequestri preventivi su beni mobili, immobili, conti correnti e depositi in Italia e all’estero per circa 185 milioni di euro (Il Sole 24 Ore). Secondo fonti della Procura milanese, però, la cifra potrebbe lievitare ancora dal momento che le indagini sono ancora in corso e si stanno allargando al di fuori del perimetro aziendale in cui operavano i fratelli Magnoni. La ragnatela dei rapporti economici, finanziari e politici dei Magnoni è del resto molto articolata e arriva a lambire i piani più alti del (ex) salotto buono della finanza milanese e della politica italiana.

Difficile immaginare, quindi, che la famiglia Magnoni abbia potuto agire indisturbatamente da sola per lungo tempo senza l’appoggio di personaggi ben più influenti a livello finanziario e politico. [fumettoforumright]Di certo si sa che sono stati prosciugati allegramente anche conti presso la Cassa dei ragionieri (Cnpr), l’Istituto nazionale previdenza giornalisti (Inpgi) e la Cassa dei medici, Enpam  per circa 80 milioni. Ma, quello che conta adesso per i creditori sono i soldi recuperabili. Molto probabilmente i beni sequestrati potranno essere utilizzati per risarcire le varie casse di previdenza depauperate, ma anche gli altri creditori privilegiati e quelli chirografari qualora i sequestri dovessero divenire conservativi. Non è quindi escluso che gli obbligazionisti possano in futuro recuperare anche tutto il loro investimento e i danni che ne sono derivati rivalendosi direttamente sui beni dei Magnoni o a loro riconducibili insinuandosi come parte civile di un eventuale processo civile. Procedura peraltro aperta anche agli azionisti di minoranza. Tempi lunghi anche qui, ma la speranza di rientrare in possesso dei soldi prestati a Sopaf adesso pare più concreta.