In settimana, la compagnia petrolifera statale della Malaysia, Petronas, è tornata sui mercati internazionali per la seconda volta in meno di un anno per emettere obbligazioni in dollari a 7 anni. La società ha raccolto 600 milioni, che utilizzerà per scopi generali d’impresa, compreso il rimborso di debiti già contratti. Alla vigilia, ci si aspettava un rendimento in area +125 punti base sopra quello esitato dal Treasury di pari durata, per cui il nuovo bond avrebbe dovuto offrire una cedola del 2,5%, la più bassa di sempre per Petronas.

Ma grazie all’ottimo riscontro tra gli investitori, alla fine il titolo ha spuntato un rendimento di circa 40 punti base più basso delle già rosee previsioni, vale a dire del 2,112%, +85 punti base rispetto alla scadenza sovrana americana. Per capire che si sia trattato di un successo bisognerebbe pensare che lo scorso aprile, la società emise bond in tre tranche per 6 miliardi di dollari, di cui la scadenza a 10 anni esitò un rendimento di 290 punti base sopra il Treasury. In quell’occasione, la domanda culminò a 37 miliardi.

Primo bond Petronas in dollari dal 2015, mercato malesiano da adocchiare

Rating medio-alti e buone prospettive

Le agenzie di rating assegnano al debito di Petronas giudizi lusinghieri: A- per S&P sulle emissioni in valute straniere (A per i bond in ringgit), A2 per Moody’s e BBB+ per Fitch. Nel 2020, i conti si sono chiusi con una maxi-perdita di 21 miliardi di ringgit, pari a 4,2 miliardi di euro. L’esercizio precedente, vi era stato un utile di 48,8 miliardi (9,76 miliardi di euro). Al 30 settembre scorso, comunque, la liquidità aziendale disponibile ammontava a 141 miliardi, a fronte di un indebitamento totale di 90 miliardi.

Analizzando il titolo a 40 anni emesso 11 mesi fa, troviamo che, rispetto all’apice toccato nell’agosto scorso a una quotazione superiore a 152, il ribasso è stato di circa il 17,5% e che al momento il rendimento si aggira intorno al 3,60%.

Da un lato, le emissioni in dollari hanno accusato il rialzo dei rendimenti americani negli ultimi mesi, dall’altro quelle di Petronas si gioverebbero del boom delle quotazioni petrolifere, che dai poco più di 50 dollari al barile per il Brent di inizio anno, nei giorni scorsi sono salite a un massimo di oltre 70 dollari, pur ripiegando ai meno di 62,50 di venerdì scorso.

Il petrolio a 70 dollari ci costa meno del periodo prima del Covid, ma +130% dal marzo 2020

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