La cedola semestrale delle obbligazioni PDVSA con scadenza ottobre 2020, 8,50% (ISIN: USP7807HAV70) , dovrebbe essere messa in pagamento nei prossimi giorni. Trapela un cauto ottimismo dal Venezuela, dove pare che la compagnia petrolifera statale provvederà ad onorare la scadenza del 27 aprile scorso. Il bond gode di un periodo di grazia di 30 giorni, per cui il rinvio del pagamento non sarebbe formalmente un problema. L’esborso previsto è di 71 milioni di dollari. L’Assemblea Nazionale deve ancora decidere sul punto, in attesa che le autorità americane le diano il placet per saldare il conto nella valuta USA, in cui il titolo risulta denominato.

A causa dell’imposizione delle sanzioni, Caracas non può accedere più ai dollari per pagarvi i creditori. La situazione appare ancora più confusa dopo che il presidente dell’Assemblea, Juan Guaido, si è autoproclamato capo dello stato, avocando a sé i poteri in mano ad oggi a Nicolas Maduro, sulla base di quanto prevederebbe la Costituzione.

Crisi Venezuela, il regime di Maduro affronta l’isolamento finanziario su petrolio e oro 

Gli USA riconoscono ufficialmente Guaido come presidente del Venezuela e l’Assemblea Nazionale come unico organo legittimo. A quest’ultima è stato affidato il controllo di PDVSA, la cui produzione di petrolio è letteralmente precipitata, scendendo a meno di 1 milione di barili al giorno nel mese di marzo. La compagnia non paga le cedole su buona parte dei bond in scadenza dalla fine del 2017. Insieme allo stato venezuelano, a cui i suoi conti sono di fatto assimilati, ha accumulato arretrati per 8 miliardi di dollari, tra cui 2,3 miliardi di interessi, facendo scattare il default su un totale di 50 miliardi di dollari di bond.

Ore di angoscia nel Venezuela

Tuttavia, le obbligazioni in questione dovrebbero essere pagate, non fosse altro che per la garanzia offerta dalle azioni della controllata Citgo per il 50,1% del capitale. La raffineria, con sede nel Texas, può essere escussa dai creditori nel caso di mancato pagamento delle cedole e/o del capitale.

E le opposizioni che fanno capo a Guaido non hanno alcuna intenzione di aprire un contenzioso con i mercati finanziari. D’altra parte, nemmeno lo stesso regime di Maduro vorrebbe saltare la scadenza, ma dopo che l’America ha smesso di riconoscerlo ufficialmente e che gli ha impedito l’accesso ai conti della compagnia, ha scarso modo e pochi incentivi per onorare la scadenza.

Non è chiaro con quali proventi verrebbero pagate le cedole. L’Assemblea Nazionale ha fatto sapere che intende attingere alle risorse derivanti dalla vendita del petrolio, ma è risaputo che PDVSA operi sostanzialmente in perdita da tempo e che probabilmente non disponga di cassa minimamente sufficiente per garantire i pagamenti agli obbligazionisti. Inoltre, proprio in queste ore vi è in corso un tentativo di colpo di stato ai danni di Maduro, confermato dallo stesso governo e ordito da Guaido, insieme a un gruppo di militari. Caracas sostiene di avere la situazione sotto controllo, mentre l’autoproclamato presidente parla di avvio della fase finale dell’“Operazione Libertà”. Già senza questo evento inatteso, per domani risultava in programma una manifestazione di protesta contro il regime, tale da fare slittare il pagamento.

Prima che le sanzioni americane rendessero impossibili anche le negoziazioni sul secondario, le obbligazioni PDVSA 2020 offrivano un rendimento del 14%, circa 1.160 punti base in più dei corrispettivi Treasury per durata residua. E il bond aveva registrato un sostanzioso rally del 20% tra settembre 2018 e gennaio scorso sullo scenario di un cambio di regime prossimo. Vedremo se le prossime ore porteranno la notizia tanto attesa sui mercati o se il calvario del Venezuela si allungherà ulteriormente.

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