Ieri, è arrivato l’annuncio di Nexi, società quotata sull’Euronext Milan e attiva nella fornitura di servizi finanziari digitali, circa il riacquisto parziale (buyback) di obbligazioni proprio per l’importo massimo di 400 milioni di euro. I titoli oggetto dell’operazione sono due:

  • Senior Notes Callable 31 ottobre 2024 e cedola 1,75% (ISIN: XS2066703989) da 825 milioni di euro;
  • Senior Notes Callable 30 aprile 2026 e cedola 1,625% (ISIN: XS2332589972) da 1,05 miliardi di euro.

Le suddette obbligazioni Nexi furono emesse rispettivamente nel 2019 e nel 2021. Risultano negoziabili alla Borsa di Lussemburgo e il periodo di offerta è valido fino alla seduta del 4 ottobre prossimo, salvo revoca, chiusura anticipata, modifica o proroga da parte della società.

La data di regolamento è stata fissata per giorno 7 ottobre 2022. Si occuperanno dell’operazione Bank of America, BNP Paribas e Credit Agricole in qualità di Lead Dealer Manager, mentre agiranno come Dealer Manager Barclays, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Société Générale. Infine, Kroll Issuer Services sarà tender agent.

Il riacquisto parziale delle due obbligazioni Nexi avverrà attingendo alla liquidità aziendale. L’obiettivo consiste nel gestire le passività finanziarie ed estendere la durata media dell’indebitamento. E, a conti fatti, il buyback converrebbe a Nexi, dato che dispone della liquidità allo scopo. Infatti, la scadenza 2024 si acquistava ieri a meno di 97 centesimi e la scadenza 2026 a quasi 86,50 centesimi, addirittura.

Riacquisto obbligazioni Nexi, ecco i risparmi

Se immaginiamo che Nexi destini alle due obbligazioni 200 milioni di euro ciascuna, il risparmio atteso solo in termini di minori cedole lorde annuali corrisposte ai possessori ammonta a 6,75 milioni. Ad esso si aggiungono i risparmi conseguiti alle rispettive scadenze, dato che il riacquisto avverrebbe in entrambi i casi a prezzi nettamente sotto la pari. Ammonterebbero ad altri 33,50 milioni di euro, per cui si arriverebbe a 40 milioni in tutto.

Le obbligazioni Nexi sono classificate come “non investment grade” dalle agenzie di rating, giudizio altrimenti noto come “spazzatura”.

Sulla base dei prezzi precedenti all’annuncio, offrivano un rendimento lordo alla scadenza rispettivamente del 3,40% e del 6,60%. A conti fatti, gli investitori che avessero acquistato i due titoli nelle ultime sedute, troverebbero più conveniente aderire all’offerta relativa al primo bond, più facile da rimpiazzare in termini di remunerazione. Pensate che già un BTp a 2 anni offriva ieri il 3,25%. Invece, il 6,60% per una scadenza alternativa di appena 4 anni risulta ancora difficile da trovare. Ad ogni modo, la reale convenienza dipenderà dal prezzo d’ingresso sul mercato.

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