Fino a poco tempo fa erano le grandi appestate del mercato italiano. Pur restando i rendimenti altissimi, le obbligazioni di Monte Paschi di Siena (MPS) negli ultimi mesi si sono messe in mostra per la straordinaria performance messa a segno in un contesto, tra l’altro, difficile. Eppure, le quotazioni sono arrivate a più che raddoppiare. Un’evoluzione positiva che ha interessato anche il titolo in borsa, pur in misura assai più contenuta. Le ragioni del boom sono svariate. La prima riguarda il buon esito della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro, avvenuta alla fine dello scorso anno.

Il Tesoro ha dovuto fare la sua parte con 1,6 miliardi, restando sopra il 64% del capitale.

E, soprattutto, il governo Meloni ha confermato che la banca senese dovrà essere privatizzata. E’ una richiesta esplicita dell’Unione Europea, nonché la soluzione più ovvia. Solo che il pretendente non si trova ancora. Unicredit non sembra intenzionata ad accollarsi rischi legali ancora giudicati spropositatamente elevati. Resta il fatto che il mercato crede in una qualche fusione e le obbligazioni MPS salgono. Infine, il netto miglioramento finanziario. Il primo trimestre del 2023 si è chiuso con un utile netto di 235,7 milioni, in fortissimo rialzo dai 9,7 milioni dello stesso periodo nel 2022. L’esercizio scorso si era chiuso in rosso di quasi 205 milioni, ma per effetto degli oneri di ristrutturazione conseguenti all’incentivazione di 4.125 esodi per 931,4 milioni.

Obbligazioni MPS in rimonta anche grazie al ritorno all’utile

Dopo un’infinità di anni e capitali iniettati a profusione, sembra che finalmente MPS sia tornata a produrre utili facendo il proprio lavoro di banca. Una condizione preliminare alla vendita, dato che nessuno comprerebbe mai un istituto in perdita e perlopiù gravato da vicende giudiziarie vecchie e presenti. Fatto sta che ad apprezzarsi ultimamente sono state le obbligazioni MPS sia subordinate che senior. Prendete il bond con scadenza 18 gennaio 2018 e cedola variabile sin da inizio anno (ISIN: XS1752894292): era a 45 centesimi a settembre, mentre ieri si acquistava per quasi 85.

A febbraio, aveva superato i 93 centesimi. L’ormai quinquennale offre ancora un rendimento superiore al 12%.

L’altro subordinato con scadenza 23 luglio 2029 e cedola 10,50% (ISIN: XS2031926731) è passato nel frattempo da meno di 49 a più di 98 centesimi, dopo avere toccato un picco di quasi 105 a febbraio. In questo caso, il boom è stato del 100%. La quotazione è raddoppiata e il rendimento è chiaramente crollato, anche se sfiora ancora oggi l’11%. E poi c’è un’altra delle obbligazioni MPS emessa a febbraio. Si tratta di un bond senior preferred con cedola 6,75% e call possibile dopo tre anni. Alla Borsa di Lussemburgo valeva lo scorso venerdì 99,30 centesimi, per cui la quotazione si è mantenuta stabile negli ultimi mesi.

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