Siete a caccia di rendimento, ma non volete uscire fuori dal mercato obbligazionario italiano? Addossandovi qualche rischio in più, troverete il bond subordinato di Mediobanca, in scadenza nel settembre 2025 (ISIN: IT0005127508). Esso offre una cedola del 2,25%, a cui bisogna sommare l’Euribor a 3 mesi vigente due giorni lavorativi precedente le date di pagamento, che si hanno quattro volte all’anno: 10 marzo, 10 giugno, 10 settembre e 10 dicembre. Ma l’aspetto più interessante consiste nel fatto che la cedola minima che può essere corrisposta all’obbligazionista sia del 3%.

E questa è un’ottima notizia, dato che attualmente l’Euribor a 3 mesi si attesta al -0,47%, per cui la cedola scenderebbe sotto l’1,78% lordo annuale, in assenza del suddetto “floor”.

Sarebbe come se tale tasso di mercato fosse oggi dello 0,75%, un livello che non vede dalla primavera del 2012. Per contro, l’obbligazione venerdì scorso si acquistava a 104,38 centesimi, per cui il rendimento lordo alla scadenza risultava del 2,05%, scendendo all’1,52% al netto dell’imposta del 26%. Tenuto conto che il rendimento lordo del BTp di pari durata si aggiri in area 0,45%, significa che il titolo di Mediobanca, inserito in portafoglio, ci renderebbe quattro volte tanto.

Obbligazioni Mediobanca 1,70% in dollari e scadenza 2022, quello che devi sapere

Obbligazioni subordinate, rischi in più

Ma il paragone tra bond e BTp regge poco. Il primo è, infatti, subordinato del tipo Tier 2, cioè presenta rischi decisamente superiori. Nel caso di applicazione del “bail-in”, le passività della banca verrebbero colmate per non meno dell’8% azzerando, anzitutto, il capitale azionario. Se questo risultasse insufficiente allo scopo, si passerebbe a coinvolgere nelle perdite le obbligazioni subordinate del tipo Tier 1 e successivamente ancora quelle del tipo Tier 2. E ancora, sarebbe la volta delle obbligazioni senior e, infine, dei depositi dei clienti per le somme sopra i 100.000 euro.

Pioggia di obbligazioni subordinate a rendimenti appetibili e precluse ai risparmiatori

Questo spiega perché in una fase di rendimenti azzerati un po’ su tutti i mercati maturi, queste obbligazioni ci offrano ancora così tanto per una durata residua così bassa.

Del resto, se vogliamo incrementare il rendimento medio del portafoglio non possiamo non accrescere le esposizioni al rischio. Peraltro, esiste anche la possibilità di speculare al rialzo, se si pensa che questo titolo a febbraio sia arrivato a quotare sopra 107,50. Lo scenario migliore per l’obbligazionista sarebbe quello di un veloce rialzo dei tassi di mercato nei prossimi mesi e anni, magari sul surriscaldamento delle aspettative d’inflazione. Non è credibile allo stato attuale, anche perché per superare il 3% già garantito dal floor servirebbe che l’Euribor a 3 mesi salisse sopra lo 0,75%, cioè corresse di oltre 120 punti base rispetto ai livelli odierni. Troppo per una congiuntura così critica, che richiederà una BCE ancora accomodante a lungo. Accontentiamoci, nel caso, del rendimento già relativamente alto offerto.

[email protected]