Mentre il presidente Emmanuel Macron riceve a Parigi gli stati debitori dell’Africa, insieme agli altri partner creditori, ieri Moody’s declassava il rating dell’Etiopia a Caa1. Il rischio percepito dall’agenzia è che queste obbligazioni emergenti infliggano prima o poi perdite a carico dei creditori privati. Il paese africano da mesi ha fatto richiesta al G-20 per accedere al cosiddetto “Common Framework”, un piano su ispirazione del Club di Parigi, che punta ad offrire agli stati debitori strumenti per rinegoziare le passività.

Tuttavia, le valutazioni dei creditori stanno andando per le lunghe, ragione per cui Moody’s crede che sia poco probabile che alla fine gli stati creditori non chiedano un coinvolgimento delle perdite degli investitori privati.

L’Etiopia ha un rapporto debito/PIL di poco superiore al 55%, ma una buona parte di esso è contratto con l’estero: 25 miliardi di dollari, di cui 3,3 nei confronti di creditori privati. Le obbligazioni emergenti etiopi sono classificate “spazzatura” secondo tutte le agenzie di rating: B- per S&P e CCC per Fitch. S&P e Moody’s non escludono per il momento ulteriori declassamenti.

Anche l’Uganda ieri con il premier ha chiesto a Parigi di rinegoziare 60 miliardi di dollari di debito. E Ciad e Zambia hanno fatto anch’essi richiesta formale di accesso al “Common Framework”. E’ un pessimo momento per l’Africa, colpita dalla pandemia e che presenta tassi d’indebitamento in forte crescita. Peraltro, le obbligazioni emergenti etiopi risentono di fondamentali macro assai deboli. La bilancia commerciale è pesantemente negativa e le partite correnti non riescono a compensarne il rosso. Esigue le riserve valutarie, specie alla luce del debito estero e dell’eccesso di importazioni.

Si capisce bene, quindi, come il bond in dollari 11 dicembre 2024 e cedola 6,625% (ISIN: XS1151974877) offra oggi un rendimento dell’8,38%. Dopo l’ultimo declassamento del rating, perde lo 0,86% e cede quasi il 9% dal settembre scorso.

A dire il vero, non sembra neppure che il mercato stia scontando un vero default, pur se i rendimenti di queste obbligazioni emergenti siano elevati. Il punto è che non si capisce ancora di preciso in cosa consista il piano del G-20, se sia flessibile o pretenda imposizioni di perdite a carico del settore privato. Non aiuta, poi, la sfilza di richieste arrivate in pochi mesi. Il 2020 è stato un anno nero per i default, concentrati tra Africa e Sud America.

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