La casa automobilistica tedesca Daimler non naviga in buone acque. In un solo anno, sono stati lanciati quattro “profit warning” e nelle scorse settimane è stato annunciato un piano per risparmiare complessivamente 1 miliardo di euro nella divisione auto Mercedes Benz, oltre a 100 milioni nella divisione van e 300 milioni in quella camion. L’auto elettrica sarà anche il futuro di questo mercato, ma non riesce ancora a essere il presente, zavorrando i conti societari. E le tensioni commerciali non aiutano, specie da quando il presidente americano Donald Trump si è messo in testa di colpire proprio l’automotive europeo, lamentando troppi veicoli tedeschi sulle strade degli States.

E pronto è arrivato il soccorso della BCE, che nel suo primo round del nuovo “quantitative easing” ha acquistato due bond Daimler direttamente alle aste, cioè sul mercato primario, una tecnica consentita per le obbligazioni corporate, contrariamente a quello sovrano, per cui gli acquisti devono riguardare solo titoli emessi almeno due anni prima. Non conosciamo l’ammontare delle due operazioni, ma sappiamo che nelle prime sette settimane dalla riattivazione del QE, il debito corporate ha inciso per oltre il 19% dello shopping complessivo: ben 7,7 miliardi su un totale di 40 miliardi al 20 dicembre scorso.

La svolta “green” della BCE stravolgerebbe pure il QE

Italia fregata?

Si consideri che al termine del 2018, quando era stato sospeso il primo QE, i corporate bond valevano circa 177 dei poco meno dei 2.550 miliardi di assets rilevati dalla BCE in quasi 4 anni, incidendo per appena il 7%. Dunque, Christine Lagarde starebbe strizzando l’occhio alla Germania, molto critica verso i suoi primi passi mossi in sostanziale continuità con l’era Draghi. Anziché concentrarsi sui titoli di stato, sta dando una mano a rianimare proprio l’economia tedesca, acquistando una parte ben superiore che in passato del suo debito privato.

In sé, non sarebbe un bel segno.

Daimler è solo la spia di un’Eurozona in affanno per il rallentamento globale. Gli acquisti della BCE serviranno a calciare il barattolo, evitando probabilmente che la crisi venga conclamata sui mercati tramite un rialzo repentino dei rendimenti pretesi dagli investitori per prestare denaro alle grandi società. Ma quanto potrà durare? E certamente non si avrebbero effetti duraturi. In teoria, dei 20 miliardi di acquisti netti mensili avviati dal mese scorso, la BCE potrebbe destinarne una quota illimitata a ciascuno dei quattro comparti (corporate bond, titoli di stato, Abs e covered bond), sebbene le dimensioni relativamente scarne del mercato obbligazionario indurrebbe Francoforte a non calcare la mano sulle emissioni societarie.

Ad ogni modo, l’Italia resta doppiamente fregata da questo nuovo ciclo di acquisti. Anzitutto, perché ogni euro in più speso per le obbligazioni private è sottratto a quelle degli stati, tra cui i BTp, notoriamente bisognosi di assistenza. Secondariamente, perché le nostre aziende non sono solite rifinanziarsi principalmente sul mercato, bensì ricorrendo ai prestiti bancari, per cui presentano una minore offerta a cui l’Eurotower può attingere per fare acquisti, contrariamente a Francia e Germania, i cui comparti obbligazionari si mostrano ben più sviluppati.

Acquisti BCE di BTp molto bassi a novembre

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