In estate, la provincia di Buenos Aires ha raggiunto un accordo per la ristrutturazione del debito denominato in euro e dollari dal valore nominale di 7,1 miliardi di dollari. Ha così potuto risparmiare 4,6 miliardi di dollari al 2027. Con l’intesa, l’ente ha emesso nuove obbligazioni nelle due valute e con scadenza tutte in data 1 settembre 2037. Ha riconosciuto agli obbligazionisti gli interessi maturati durante il default e fino al 30 giugno 2021, erogando loro il 10% in contanti e il restante 90% sotto forma di capitale alla scadenza.

Prezzi bond Buenos Aires giù

Le nuove obbligazioni di Buenos Aires di cui sopra sono tre. Il primo bond in euro stacca cedola fissa del 2,5% annuale e restituisce agli obbligazioni il capitale in 28 rate semestrali a partire dall’1 marzo 2024 (ISIN: XS2385150177). Il titolo è negoziabile da una settimana sul mercato secondario e nel frattempo è sceso da una quotazione di 36 a una di 34 centesimi.

Il secondo bond in dollari stacca cedola del 2,50% tra il 30 giugno e l’1 settembre di quest’anno. Successivamente, eroga il 3,90% fino all’1 settembre 2022, del 5,25% tra 1 settembre 2022 e 1 settembre 2023, del 6,375% tra 1 settembre 2023 e 1 settembre 2024 e del 6,625% fino alla scadenza. E a partire dall’1 marzo 2024, il capitale viene restituito in 28 rate semestrali.

Infine, abbiamo un terzo bond in euro con cedole crescenti (ISIN: XS2385151142) e pari all’1% fino all’1 settembre 2021, al 2% tra 1 settembre 2021 e 1 settembre 2022, del 3% tra 1 settembre 2022 e 1 settembre 2023, del 4% tra 1 settembre 2023 e 1 settembre 2024 e del 5% fino alla scadenza. In questo caso, il capitale sarà restituito in 19 rate semestrali a partire dall’1 settembre 2028. La quotazione nella sua prima settimana di negoziazione è scesa da 35,55 a 32,55 centesimi.

Nuovo default in vista?

Tutti i titoli sono negoziati alla Borsa di Lussemburgo e hanno fissato la data di godimento dal 30 giugno 2021, cioè da quel giorno scatta il calcolo degli interessi. La ristrutturazione del debito di Buenos Aires è arrivata con un anno di ritardo rispetto a quella del governo nazionale di oltre 65 miliardi di dollari.

In entrambi i casi, il mercato resta scettico sulle capacità degli emittenti di risollevarsi fiscalmente. L’Argentina resta gravata da una potente crisi economica e finanziaria e i suoi bond sono classificati con rating bassissimi: CCC+ per S&P, CCC per Fitch e Ca per Moody’s. Giudizi analoghi per la provincia di Buenos Aires. Lo spettro di un nuovo default è più vivo che mai.

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