Con i tassi a zero in Europa, trovare bond sicuri e allo stesso tempo con rendimenti generosi è diventato quasi impossibile. A meno che non si voglia rischiare qualcosa su obbligazioni in valuta. La Banca Europea degli Investimenti (BEI) colloca spesso bond denominati in valute emergenti offrendo tassi di remunerazione del capitale decisamente superiori alla media. L’emittente è inossidabile godendo dei massimi giudizi di rating da parte degli analisti (AAA) . Tuttavia le valute al di fuori dell’euro, in questo momento di estrema turbolenza dei mercati, sono particolarmente volatili e quindi rischiose.

Non si rischia di perdere il capitale o gli interessi, ma di vederselo erodere in maniera significativa se si scommette in un momento sbagliato. Il ritorno, per converso, però, potrebbe essere più che promettente, soprattutto se si va a investir in bond denominati in valute di paesi non emergenti e meno volatili sul mercato. Come il caso del recente bond BEI in pesos messicani (MXN).

 

Obbligazioni BEI in pesos messicani 4,75% 2021

 

L’obbligazione BEI in pesos messicani (codice ISIN XS1342860167) è stata collocata sulla borsa del Lussemburgo il 19 gennaio 2016 per 1 miliardo di MXN e  corrisponde una cedola annuale del 4,75%. Collocato al prezzo di 99,35, dopo un periodo iniziale in cui ha superato quota 101, è andato oggi sotto  il prezzo di collocamento per un rendimento a scadenza del 5,12%. L’obbligazione è disponibile anche su mercato EuroMOT per tagli minimi di 10.000 MXN, circa 480 euro. Il bond BEI 4,75% in pesos messicani ha durata 5 anni e va a rimborso il 19 gennaio 2021 in unica soluzione. Non c’è dubbio che il rendimento sia allettante, tuttavia è bene considerare che il pesos messicano ha perso nei confronti dell’euro più del 20% negli ultimi 12 mesi con un trend che, seppur in rallentamento, non mostra ancora segnali di inversione. Alla base di ciò vi sono le difficoltà dell’economia messicana, basata prevalentemente sull’esportazione di greggio il cui prezzo, come noto, è crollato sui mercati.

Pesa anche l’atteggiamento della banca centrale USA che prevede un rialzo del costo del denaro da qui a fine anno alimentando l’indebolimento delle valute emergenti in generale.