E’ stata una settimana movimentata per il mercato obbligazionario greco. Qualche giorno fa, Atene ha riaperto il collocamento del bond a 10 anni. Ha attirato quasi 30 miliardi di euro di ordini per 2,5 miliardi offerti. Il rendimento esitato è stato di appena lo 0,94%. Negli stessi giorni, sempre dalla Grecia sono arrivate le nuove obbligazioni bancarie di Piraeus (ISIN: XS235477765). L’istituto è tra i principali del paese e ha deciso di raccogliere 600 milioni di euro per ricapitalizzarsi, abbattendo il rapporto tra crediti deteriorati e asset.

Gli ordini sono stati pari a 2,25 miliardi e sono arrivati da tutta Europa.

L’emissione è avvenuta alla pari e ha esitato la maxi-cedola dell’8,75%, meno del 9-9,25% inizialmente ipotizzata dalla banca. Ha riguardato un tipo di obbligazioni bancarie noto come “Contingent Convertible Bond” (CoCo Bond), cioè titoli convertibili in azioni all’occorrenza. Parliamo di debito Additional Tier 1. Cosa sono? Obbligazioni bancarie perpetue, cioè senza scadenza, che ai fini regolamentari sono trattate a metà tra capitale e debito. In effetti, assumono caratteristiche ambigue. Da un lato, staccano cedole come ogni altro bond ordinario, ma dall’altro sono convertite in azioni nel caso in cui l’emittente scende sotto determinati ratio patrimoniali. Inoltre, non staccano la cedola quando l’esercizio chiude in perdita.

Queste obbligazioni bancarie sono le più rischiose di tutte e, oltretutto, sono state emesse da un istituto attivo nell’economia più a rischio di tutta Europa. I suoi rating sono B- per S&P e Caa3 per Moody’s. In sostanza, le agenzie valutano il debito di Piraeus molto a rischio, “non investment grade” o, nel gergo giornalistico, “spazzatura”. Dicevamo, non vi è una scadenza, ma l’emittente si riserva la facoltà di procedere al rimborso dopo un certo numero di anno. Nel caso specifico, le obbligazioni bancarie sono “non callable” per i primi 5 anni e mezzo.

Con i capitali raccolti, Piraeus punta ad abbattere il rapporto tra NPL e attivi dal 45% al 3% entro il 2025.

Non sarà facile dopo il disastro provocato dalla pandemia alle economie nazionali. Si tratta delle obbligazioni bancarie più costose per chi le ha emesse di quest’anno e nel comparto dal gennaio 2019, quando Banco Comercial Portugues emise un bond perpetuo con cedola 9,25%. Oltre ai rischi sopra accennati, vi è anche quello di reinvestimento. Decorso il periodo “non callable” (fino alla fine del 2026), l’investitore può vedersi rimborsato il bond e ritrovarsi in possesso di un capitale da reinvestire in asset meno redditizi. Ciò è particolarmente vero nelle fasi di calo dei tassi.

Il lotto minimo acquistabile è stato di 200.000 euro e multipli di mille. Insomma, non parliamo certo di obbligazioni bancarie alla portata di tutte le tasche. Né un profilo di rischio medio e medio-basso dovrebbe anche solo tenere in considerazione di investirvi. Gli ordini sono arrivati perlopiù da fondi speculativi a caccia di rendimento. In un’Europa, dove si stenta ormai persino ad ottenere un rendimento del 2-3% sul mercato corporate, il quasi 9% di Piraeus è sembrato ai più un miraggio.

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