Unicredit ha comunicato ieri di avere perfezionato l’emissione di obbligazioni bancarie garantite dual tranche per l’importo di 3 miliardi di euro. Gli ordini ricevuti sono stati pari a 4,8 miliardi. Le due scadenze sono a 3,5 e 7 anni. L’operazione è stata riservata agli investitori istituzionali. E’ stata la prima ad essere avvenuta sotto la nuova disciplina europea, recepita dalla Banca d’Italia il 30 marzo scorso. Nel dettaglio, tali cosiddetti “covered bond” sono garantiti da un portafoglio ipotecario di 28,8 miliardi di euro, di cui al 98,6% costituito da asset residenziali e per il restante 1,4% da asset commerciali.

Dual tranche, ecco cedole e prezzi

La tranche delle obbligazioni Unicredit a 3,5 anni stacca cedola annua lorda del 3,375% e il suo prezzo di emissione è stato di 99,724 centesimi. Il rendimento risulta essere così di 27 punti base o 0,27% sopra il tasso “midswap”, giù dai 35 della guidance iniziale. La tranche a 7 anni stacca cedola annua lorda del 3,50% e il suo prezzo di emissione è stato di 99,706 centesimi, per un rendimento a +57 punti base o +0,57% sul tasso “midswap”. Anche in questo caso c’è stato un calo di 8 punti rispetto alle indicazioni iniziali.

Cosa sono le obbligazioni bancarie garantite? Come segnala la denominazione, si tratta di una categoria di bond relativamente sicuri. Non a caso, offrono rendimenti più bassi rispetto alle emissioni ordinarie o senior. In più, beneficiano di rating più alte assegnati loro dalle agenzie di valutazione internazionali. Nello specifico, a fronte di rating per l’emittente di BBB/BBB/Baa1, alle obbligazioni Unicredit di cui sopra Moody’s ha assegnato il giudizio Aa3.

Obbligazioni Unicredit, novità in tema di garanzia

Da cosa deriva la sicurezza di cui dicevamo? Dal fatto che trattasi di obbligazioni garantite da un cosiddetto “cover pool”, un patrimonio separato dal resto delle attività bancarie e posto a copertura dei debiti emessi dall’istituto. La nuova disciplina europea apporta diverse modifiche alla precedente.

Ad esempio, nel caso in cui rientrassero tra le attività del “cover pool” contratti derivati, questi dovrebbero essere valutati al loro “mark-to-market”, cioè ai prezzi di mercato correnti. Nessuna modifica sulla cosiddetta “over-collateralisation”: il portafoglio degli asset a garanzia delle obbligazioni dovrà eccedere queste ultime in valore del 5%.

In caso di bail-in, in nessun caso potranno essere chiamati a partecipare alle perdite i possessori di obbligazioni bancarie garantite, così come i titolari di conti correnti e deposito fino a 100.000 euro. Come possiamo notare, la garanzia offerta agli investitori è altissima. Per contro è costoso per la banca emettere tali titoli. Se da un lato possono permettersi di staccare cedole basse, dall’altro dovranno “congelare” attività per un valore più alto a garanzia del sottostante. E per un istituto con frequenti bisogni di liquidità, questo può rappresentare un grosso limite.

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