Gli americani li chiamano bond “fix-to-float”, mentre in Italia assumono la denominazione di obbligazioni a tasso misto. Fatto sta che si tratta di una categoria di asset ignota a tanti piccoli investitori e che potrebbe proteggerci in una fase sui mercati come questa. Con la brusca accelerazione dell’inflazione quest’anno, i prezzi dei titoli del debito sono scesi per consentire ai rendimenti di salire. Essendo più alta la perdita del potere di acquisto, gli obbligazionisti giustamente iniziano a pretendere rendimenti maggiori per acquistare bond.

Esistono diverse strade per proteggersi dal rischio di quotazioni calanti: attendere che esse si stabilizzino e i rendimenti raggiungano livelli considerati sufficientemente elevati; accorciare la “duration” per acquistare bond di minore durata e, pertanto, meno volatili; investire su asset class più rischiose e, però, potenzialmente più remunerative nelle fasi di reflazione (vedi azioni, oro o immobili); restare nel comparto, ma puntare sui bond indicizzati.

Obbligazioni a tasso misto, opportunità e rischi

A proposito di indicizzati, il pensiero corre subito alle obbligazioni “inflation-linked”, cioè legate al tasso d’inflazione. Tra i titoli di stato italiani abbiamo i BTp Italia e i BTp€i. Tuttavia, esistono anche le obbligazioni a tasso misto. Si tratta di titoli emessi con cedola fissa per un certo periodo di tempo, al termine del quale la cedola diventa variabile. Di solito, essa è agganciata ai tassi “midswap” sui quali l’emittente garantisce uno spread indicato con esattezza in fase di collocamento del bond sul mercato.

Ad esempio, un’obbligazione a tasso misto a 10 anni può offrire cedola fissa per i primi 5 anni e successivamente una cedola pari all’Eurirs a 5 anni più uno spread (supponiamo) di 350 punti base o 3,50%. Perché questo genere di obbligazioni può rilevare in una fase come questa? La reflazione aumenta il rischio di rialzo dei tassi d’interesse. Se ciò accade, acquistando un bond con cedola fissa tra qualche anno ci ritroveremmo in possesso di un capitale deprezzato sul mercato secondario nel caso in cui volessimo rivenderlo.

E quand’anche lo tenessimo fino alla scadenza, il rendimento reale potrebbe risultare negativo.

Un bond a tasso misto garantisce protezione all’investitore nel caso di rialzo dei tassi e, quindi, dell’inflazione. C’è il rovescio della medaglia. In genere, alla data del passaggio dal tasso fisso al tasso misto (data di reset) l’emittente si riserva la facoltà di esercitare il rimborso anticipato. In questo modo, può scegliere di caricarsi del costo delle cedole fino alla scadenza o, se gli sarà più conveniente, si rifinanzierà sul mercato a costi più bassi e con il capitale raccolto pagherà gli obbligazionisti. In definitiva, quando i tassi di mercato scendono, l’obbligazionista si ritrova esposto al rischio di reinvestimento. In effetti, probabile che l’emittente decida di rimborsargli il bond in anticipo, facendogli perdere i guadagni relativi agli anni che lo separano dalla scadenza fissata.

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