Il nuovo BTp a 50 anni, scadenza 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883), ha soli tre mesi di vita sul mercato secondario. I primi scambi risalgono a poco prima della metà di aprile. In questo lasso di tempo, ha seguito lo stesso trend verificatosi un po’ per tutti i titoli di stato, italiani e non. Fino alla metà di maggio, ha accusato un forte calo delle quotazioni per via dei timori sulla reflazione e la riduzione dell’accomodamento monetario da parte delle principali banche centrali.

Dopodiché, ha risalito la china e oggi si colloca poco sopra la pari.

In meno di due mesi, il BTp a 50 anni segna un rialzo della quotazione del 10% esatto. Chi ha avuto il fiuto e la diligenza per capire che fosse stato toccato il minimo a maggio, oggi può passare all’incasso e portare a casa un guadagno lordo a doppia cifra. Tenuto conto della cedola maturata nel bimestre, il guadagno al netto della tassazione sarebbe complessivamente del 9%. Nello stesso periodo, il rendimento lordo si è abbassato dello 0,4%, scendendo al 2,14%.

Vecchio e nuovo BTp 50 anni

Il BTp 2072 è diventato il nuovo “benchmark” a 50 anni sul mercato obbligazionario sovrano dell’Italia. Il precedente era quello con scadenza 1 marzo 2067 e cedola 2,8% (ISIN: IT0005217390). Identico il percorso seguito in questi mesi, ma a quanto pare il mercato ha optato per buttarsi più sulla nuova scadenza. In effetti, da inizio aprile a ieri risultano essere stati scambiati contratti per oltre 1,8 miliardi di euro relativamente al BTp 2067 e da metà aprile per ben 2,1 miliardi per il nuovo BTp a 50 anni. E c’è una differenza: l’importo sinora emesso dal Tesoro del primo è stato di 9,6 miliardi, del secondo di appena 5 miliardi.

In altre parole, è stato scambiato in media quasi il 14,5% dell’ammontare emesso per il BTp 2072 e solo il 5,6% per il BTp 2067. Ciò implica che il mercato appare più interessato al nuovo BTp a 50 anni.

Probabilmente, gioca a suo favore il minore prezzo di acquisto: 100,4 contro 121,3 nella seduta di ieri. Evidentemente, poco importa che la cedola effettiva del primo sia inferiore (2,14% contro 2,30%).

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