In settimana, la compagnia petrolifera statale messicana Pemex ha collocato sul mercato 1,5 miliardi di dollari di obbligazioni con cedola fissa 6,875% e di durata quinquennale. E’ stata la prima operazione di questo tipo dopo avere perso lo status di emittente “investment grade” ed essere precipitata tra le società “junk” o “spazzatura”. Ciò non ha scoraggiato gli investitori, se è vero che hanno inviato ordini per 10 miliardi, oltre 6 volte tanto. L’emissione punta ad utilizzare il 100% dei proventi per rifinanziare i debiti in scadenza, non per crearne di nuovi.

Il presidente messicano Andre Manuel Lopez Obrador ha preteso sin dal suo insediamento nel 2018 che il debito della compagnia non crescesse.

Investire in dollari ad alti rendimenti, eccovi quattro obbligazioni Pemex

Pemex risulta oberata da 105,2 miliardi di dollari di debiti finanziari, prima al mondo del comparto petrolifero. Inoltre, è esposta per altri 77,3 miliardi in obbligazioni di natura previdenziale verso i dipendenti. Vive una condizione finanziaria difficile, testimoniata dal rating Ba2 che Moody’s ha assegnato al nuovo bond a 5 anni da poco emesso. Tra quotazioni del petrolio in calo, sotto-investimenti ed elevato indebitamento, si presenta come una realtà emergente ad alto rischio per gli investitori.

Alti debiti e gestione inefficiente

Entro i prossimi 5 anni, ad esempio, Pemex dovrà rimborsare bond per un controvalore di quasi 26,5 miliardi di dollari. Il biennio 2026-2027 sarà il più delicato, perché arriveranno a scadenza rispettivamente 9 e 9,6 miliardi di bond. Capite, quindi, che la maxi-cedola offerta per un investimento di appena 5 anni non dovrebbe trarre in inganno. Per contro, difficile che lo stato faccia mai andare in default il suo gioiello, non fosse altro che per le ripercussioni molto gravi che ciò avrebbe sulla percezione del rischio sovrano. Al contempo, proprio questa simbiosi spinge il mercato e le agenzie di rating a valutare quest’ultimo elevato.

La caduta del Messico tra i debitori “spazzatura” è quasi scontata sui mercati

La compagnia ha già una scadenza quinquennale e in euro.

Trattasi delle obbligazioni a tasso fisso 5,50% e rimborsate nel febbraio 2025 (ISIN: XS0213101073). Alla quotazione di ieri, offrivano un rendimento del 4,91%, quasi il 2% in meno della nuova emissione in dollari. Lo spread tra i due titoli riflette in buona sostanza il diverso rischio di cambio scontato sui mercati per euro e dollaro. La moneta unica, a differenza del biglietto verde, è attesa in apprezzamento nei prossimi anni. La scadenza in dollari gennaio 2024 e cedola 4,875% (ISIN: US71654QBH48), quotando sotto la pari, rendeva il 5,41%.

E spostandoci sulle scadenze molto più lunghe, troviamo il bond in dollari “callable” settembre 20247 e cedola 6,75% (ISIN: US71654QBH48). Con una quotazione di 80 tondi, offriva ieri ben il 9,37%. Numeri, che denotano quanto il mercato pretenda di essere premiato per continuare a prestare denaro alla compagnia. Vero è, però, che l’emissione di questi giorni non aumenta il perimetro del debito, bensì lo ristruttura nei fatti, abbattendo la spesa annuale per gli interessi e offrendo la liquidità necessaria a fare respirare i conti nel medio periodo.

[email protected]