Il colosso delle crociere Carnival Corp starebbe per emettere nuove obbligazioni in dollari “unsecured” per 600 milioni. JP Morgan, che si occuperà dell’operazione, non ha commentato le indiscrezioni. Sarebbe la quinta volta che la società si rivolge al mercato in era Covid. Lo scorso anno, raccolse 11 miliardi di dollari, di cui 2 miliardi a novembre, quando emise il suo primo bond non garantito in dollari ed euro del 2020, attirando ordini per 11 miliardi. Allora, riuscì a finanziarsi a un tasso annuale sotto l’8%, mentre nelle emissioni precedenti aveva dovuto corrispondere agli obbligazionisti cedole tra l’8% e il 12%.

Brindato troppo presto alla fine del Covid? Bond Carnival forse poco generoso

Un apparente paradosso, dato che le emissioni più costose erano state anche quelle garantite dalla flotta navale. Ma grazie al netto miglioramento della liquidità sui mercati, a seguito degli interventi senza precedenti di tutte le principali banche centrali, governi e settore privato hanno potuto e stanno potendo indebitarsi a costi mai così bassi. In effetti, mediamente il rendimento delle obbligazioni “junk” è sceso sotto il 4% per la prima volta nella storia negli USA. All’apice delle tensioni, nel marzo scorso, arrivò ad esplodere sopra l’11%.

E il debito di Carnival è “spazzatura” per le principali agenzie di rating: B2 per Moody’s (B1 quello garantito) e BB- per S&P. I dati parlano chiaro: nel trimestre che si è concluso il 30 novembre scorso, la società ha riportato ricavi per appena 34 milioni di euro, che si confrontano con i 4,78 miliardi incassati nello stesso periodo del 2019. In pratica, il crollo è stato totale, esitando una perdita netta “adjusted” di 1,9 miliardi nel trimestre. E a causa della seconda ondata di contagi, la ripresa delle crociere è stata ancora una volta rinviata. La compagnia spiega di avere ricevuto un boom di prenotazioni per il 2022, ma anche la prossima stagione estiva appare compromessa, almeno parzialmente.

Una scommessa sulla fine del Covid

Guardando ai rendimenti, traiamo conclusioni abbastanza serie sulle condizioni finanziarie di Carnival, pur non così drammatiche come crediamo. Ad esempio, il bond in euro che scade nel novembre 2022 e con cedola 1,875% (ISIN: XS1317305198) offre oggi un rendimento di poco superiore al 5,20%, mentre la scadenza in dollari giugno 2027 e cedola 7,875% (ISIN: US693070AD69) offre sopra il 4,40%. Emerge che gli investitori nutrano maggiori timori sul medio-breve termine, tant’è che la curva dei rendimenti si mostra invertita, a maggior ragione se pensiamo che i rendimenti in euro dovrebbero essere più bassi, date le aspettative di apprezzamento del cambio euro-dollaro per i prossimi anni.

In fondo, il mercato spera e crede che il settore crocieristico non sarà abbandonato al suo destino, ma eventualmente salvato dai governi. Nel caso specifico, da quello americano, sebbene l’opinione pubblica si mostri restia ad aiutare società con sede fiscale nei cosiddetti “paradisi”, laddove pagano minori tasse. Ad ogni modo, se volessimo accrescere la “yield” media del portafoglio, assumendoci un rischio più alto, questa sembra l’occasione giusta, purché ci esponiamo in misura non elevata. Con la ripresa del turismo internazionale, man mano che la pandemia sarà stata battuta, esisterebbero grossi margini di apprezzamento per questi bond. Potremmo rivenderli prima della scadenza a quotazioni finanche nettamente maggiori. Ma da qui ai prossimi mesi, i rischi appaiono molto alti.

Obbligazioni garantite con garanzia a rischio, ecco il caso di Carnival

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