Ieri, il Tesoro ha pubblicato le condizioni relative alle aste di dopodomani. In emissione vi sarà, oltre a un nuovo BTp a 5 anni e alla seconda tranche del BTp a 10 anni, anche una seconda tranche del CcTeu con scadenza aprile 2029 (ISIN: IT0005451361). L’importo che intende raccogliere attraverso quest’ultima varia da un minimo di 750 milioni a un massimo di 1,25 miliardi di euro.

I CcTeu sono titoli del debito pubblico, che si caratterizzano per essere strutturati. In effetti, essi offrono una cedola agganciata all’Euribor a 6 mesi.

Nel caso specifico, il CcTeu 2029 offre un tasso d’interesse annuale dello 0,65% più l’Euribor a 6 mesi. Sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana, il titolo scambia appena sopra la pari, vale a dire a una quotazione odierna di 100,37.

Dal prezzo, desumiamo che il rendimento lordo offerto dal CcTeu 2029, al netto della componente relativa all’Euribor a 6 mesi, è al momento dello 0,60%. Esso si confronta con lo 0,34% offerto dal BTp con cedola fissa di simile durata. Affinché i due titoli siano confrontabili, evidentemente lo spread tra i due rendimenti equivarrebbe all’Euribor a 6 mesi medio atteso dal mercato per i prossimi 8 mesi. Ebbene, esso sarebbe del -0,25%.

CcTeu 2029 e previsioni su Euribor

Stando a questo rapido calcolo, otteniamo che il tasso di riferimento per molti mutui a tasso variabile resterebbe mediamente negativo anche per il medio-lungo periodo. Considerate che allo stato attuale, questa scadenza esita -0,52%. Giace sottozero dall’autunno del 2015, cioè da ben quasi 6 anni. Prima della crisi finanziaria mondiale del 2008, superava il 5%. Erano altri tempi, con tassi d’inflazione decisamente superiori a quelli odierni nell’Eurozona e tassi di crescita del PIL attesi anch’essi ben maggiori.

Ad ogni modo, il CcTeu 2029 ci segnalerebbe che l’Euribor a 6 mesi risalirà nei prossimi anni, ma restando bassissimo. Evidentemente, esso sconta aspettative molto accomodanti sulla politica monetaria della BCE.

A sua volta, essa rifletterebbe tassi d’inflazione bassi e sintomatici di una crescita economica lenta. Un eventuale rialzo dei tassi più veloce del previsto finirebbe per premiare gli obbligazionisti oggi in possesso di questi titoli. Nell’ultimo mese, la quotazione è salita di circa lo 0,60%, un timidissimo segnale di ripresa dell’economia.

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