Cessazione del “quantitative easing” da fine giugno, rialzo dei tassi d’interesse dello 0,25% a luglio e a settembre l’entità della stretta dipenderà dall’andamento dell’inflazione. Gli acquisti di bond con il PEPP saranno condotti secondo la necessaria “flessibilità” per evitare la frammentazione monetaria nell’Eurozona. Questi sono stati in sintesi i capisaldi del comunicato di ieri della BCE, al termine del board in Olanda. Chi si aspetta l’annuncio di uno scudo anti-spread, è rimasto deluso. Non c’è e quel poco che emerge è per l’appunto la possibilità che l’istituto si è riservato di concentrare gli acquisti dei bond oggetto di vendite particolarmente copiose sui mercati.

Nulla che possa considerarsi un vero piano contro lo spread.

Previsioni macro BCE portano alla stagflazione

E così, dopo la pubblicazione del comunicato i rendimenti nell’Eurozona sono virati tutti al rialzo, ma con l’Italia ad accusare il colpo più degli altri. I BTp a 10 anni hanno offerto subito dopo il 3,70% contro l’1,44% dei Bund decennali, esibendo un differenziale oltre i 225 punti base, dato massimo da oltre due anni. Oltre al mancato scudo anti-spread, infatti, Francoforte ha tagliato le stime di crescita del PIL nell’Eurozona, aumentando quelle sull’inflazione.

I prezzi al consumo sono attesi crescere quest’anno del 6,8%, praticamente 3 volte e mezzo il target. Nel 2023, la crescita rallenterebbe al 3,5% e nel 2024 al 2,1%. In ogni caso, sopra l’obiettivo di medio termine del 2%. Quanto all’economia, si espanderà solo del 2,8% quest’anno, del 2,1% nel prossimo e tra due anni. Anche questi numeri hanno ampliato gli spread, riflettendo l’accresciuto rischio di stagflazione.

Scatta l’allarme spread

Le scadenze più longeve hanno risentito dei cali più marcati, come da attese. Il BTp 2051 rendeva fino al 4,45% prima del comunicato; successivamente, si è impennato al 4,58%. In rialzo anche il cambio euro-dollaro, che durante la prima fase della conferenza stampa di Christine Lagarde stava già a 1,0760, segnando +0,45%.

In definitiva, il mercato ha preso atto che la stretta monetaria ci sarà senza fronzoli e che per il momento non esiste alcun paracadute garantito ai titoli di stato italiani.

Ecco, essi saranno probabilmente i perdenti delle prossime settimane. Gli investitori vorranno testare la soglia massima del “dolore” tollerata dalla BCE. Allo scopo venderanno BTp finché i rendimenti non porteranno lo spread oltre un livello critico. A meno che da Francoforte non arriveranno acquisti mirati sin da subito, unitamente a dichiarazioni tese a disinnescare la bomba speculativa. Ma dal board di ieri non è arrivato alcunché di concreto. Non era atteso alcun annuncio in tal senso, eppure ci si aspettava qualcosa di più.

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