Quando un’obbligazione giunge a scadenza, il rimborso avviene alla pari, cioè al 100% del suo valore nominale. Non è detto, però, che la abbiamo acquistato allo stesso prezzo, anzi il più delle volte non è così. Di seguito, vi presentiamo i 5 BTp, il cui valore attuale di acquisto risulta il più alto rispetto a quello di rimborso. Questo significa che alla scadenza il rendimento effettivo dell’obbligazionista verrà depresso per via del sovrapprezzo pagato per l’acquisto del bond. Ci sono titoli di stato italiani che presentano quotazioni molto più elevate della pari.

Come mai? Il loro rendimento è nettamente inferiore alla cedola offerta, cioè sono stati emessi quando i tassi di mercato erano ben più alti di oggi e man mano che questi sono diminuiti, hanno attirato l’interesse degli investitori, la cui domanda ha alimentato i prezzi.

In valore percentuale, il BTp più apprezzato e che, quindi, infliggerà all’obbligazionista le maggiori minusvalenze è quello che scade nel settembre 2044, cedola 4,75% e rendimento 1,50%. Quotazione sopra 159, cioè verrà rimborsato a oltre il 37% in meno rispetto al prezzo di acquisto (59/159). A seguire, troviamo il BTp settembre 2040, cedola 5% e rendimento all’1,42%, il cui prezzo ieri di quasi 158 risultava del 36,6% superiore a quello di acquisto. Completa il podio il BTp agosto 2039, cedola 5% e rendimento 1,34%, per una minusvalenza del 36,5%. In quarta posizione troviamo il BTp febbraio 2033, cedola 5,75%, rendimento 1,02% e perdita di quasi il 36%, mentre il BTp maggio 2031, cedola 6% e rendimento 0,87% infligge una perdita del 35%.

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Le più alte minusvalenze su base annua

Suddividendo le minusvalenze accusate per il numero di anni che ci separano alle scadenze, la classifica varia. Il BTp che accusa le perdite maggiori su base annua (circa 3,05%) risulta essere quello in scadenza nel 2031, seguito dal BTp 2033 (2,68%), dal 2039 (1,83%), dal 2040 (1,74%) e dal 2044 (1,49%). Attenzione, perché le minusvalenze offrono anche un credito d’imposta pari al 12,50% la loro entità percentuale complessiva.

Pertanto, esso sarà pari al 4,64% per il BTp 2044 (12,50% su 37,15%), al 4,58% per il BTp 2040, al 4,56% per il BTp 2039, al 4,47% per il BTp 2033 e al 4,39% per il BTp 2031.

Se, però, entro 5 anni dalla perdita accusata all’atto del rimborso l’obbligazionista non avrà maturato plusvalenze su altri proventi di natura finanziaria, tale credito d’imposta andrà perduto parzialmente o in toto. Se ciò accadesse, sarebbe come dire che il rendimento netto effettivo dell’investimento in questi BTp sarà inferiore a quello teorico calcolato. Il problema riguarda essenzialmente gli investitori individuali, i quali non posseggono un portafoglio titoli ricco e duraturo nel tempo, grazie al quale effettuare compensazioni tra minus- e plusvalenze. Per questo, quando si acquista un’obbligazione, a parità di durata e rendimento sarebbe preferibile optare per quella con prezzo più prossimo alla pari, a meno che non si voglia speculare sulla più alta cedola per rivendere a prezzi superiori prima della scadenza o che si disponga di plusvalenze da compensare sul piano fiscale.

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37,15% (1,49%) 2044 (4,64%)// 36,6% (1,74%) 2040 (4,58%)// 36,5% (1,83%) 2039 (4,56%)// 35,8% (2,68%) 2033 (4,47%)// 35,1% (3,05%) 2031 (4,39%)