Il Parlamento di Accra ha approvato emissioni sui mercati internazionali per 3 miliardi di dollari per il 2021. La richiesta era stata avanzata dal governo. I capitali verranno utilizzati almeno in parte per rifinanziare il bond in scadenza nel 2023, con l’opzione di incrementare le dimensioni dell’emissione fino ad altri 2 miliardi. In tutto, quindi, il Ghana potrà raccogliere fino a 5 miliardi di dollari, denaro con il quale avrà modo sia di rifinanziare a costi più bassi il debito emesso fino al 2030, sia di sostenere l’economia domestica, colpita dalla pandemia.

Bond emergenti positivi sul caos delle elezioni USA

In questi mesi, il paese dell’Africa occidentale non ha preso il treno del rally obbligazionario. Anzi, i rendimenti dei suoi titoli di stato denominati in cedi, la valuta locale, sono esplosi: il triennale è arrivato ad offrire più del 19%, il quinquennale sopra il 20%. Il mercato nutre preoccupazioni per il netto avanzare del debito pubblico, cresciuto di oltre il 20% nei primi sette mesi del 2020. Il deficit è atteso per quest’anno fino al 12,50%. Emergenza Covid a parte, gli investitori sono dubbiosi sul fatto che il governo stia dilatando eccessivamente la spesa pubblica, in vista delle elezioni di dicembre.

Per quanto in forte recupero rispetto ai minimi toccati nella primavera scorsa, anche le obbligazioni in dollari offrono rendimenti ancora alti. Il bond agosto 2023 e cedola 7,875% (ISIN: XS0956935398) viaggia oggi al 5,26%. La scadenza gennaio 2026 e cedola 8,125% (ISIN: XS1108847531) rende più del 7,30% e, infine, il decennale con scadenza ottobre 2030 e cedola 10,75% (ISIN: XS1297557412) viaggia sopra il 6,60%.

Il Ghana aggancerà il treno dei bond da gennaio?

In teoria, quindi, emettendo nuovo debito con cui rimpiazzare questi titoli, il Ghana risparmierebbe preziosi interessi. E non è poco per un paese, che l’anno prossimo dovrebbe pagare 21 miliardi di cedi (3 miliardi di euro) per servire il debito sovrano, qualcosa come oltre il 5% del PIL.

Sempre in teoria, le riserve valutarie, a 9,2 miliardi di dollari, sarebbero sufficienti a garantire ad Accra di onorare le scadenze internazionali, pur a fronte di partite correnti negative. Ma a differenza di molte valute nell’area, il cedi può muoversi liberamente contro il dollaro, tanto da essersi deprezzato del 75% negli ultimi 10 anni. Per questo, il governo è costretto a tenere i tassi molto alti, al 14,50%. La stessa inflazione è a doppia cifra, al 10,40% a settembre, pur decisamente inferiore al costo del denaro.

Stiamo parlando di un debito “spazzatura” secondo tutte le principali agenzie di valutazione, i cui rating sono rispettivamente B- (S&P), B (Fitch) e B3 (Moody’s). Ad ogni modo, dopo le elezioni del mese prossimo i mercati potrebbero tornare a riporre un minimo di fiducia in più verso il Ghana, attendendosi una politica fiscale più prudente e magari una ripresa dell’economia trainata dalla migliorata congiuntura internazionale. Del resto, il riferimento per l’Africa occidentale è la Nigeria, i cui rendimenti lungo la curva si sono dimezzati in questi ultimi mesi. E se il Ghana aggancia in ritardo il treno dei bond, chi ci ha scommesso in tempo potrebbe prendersi qualche soddisfazione.

Bond emergenti in dollari che offrono fino al 30%

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