Inizia una nuova settimana per il mercato dei bond, che ha vissuto giorni davvero ad alta tensione. Mercoledì, la Banca d’Inghilterra annunciava il ritorno all’acquisto di Gilt fino a 5 miliardi di sterline (5,5 miliardi di euro) al giorno, posticipandone le vendite nette alla fine di ottobre. Un gesto resosi necessario dall’esplosione dei rendimenti britannici a seguito del maxi-piano presentato dal governo Truss contro il caro bollette e sul taglio delle tasse. I mercati non hanno digerito che sia totalmente in deficit e hanno fatto partire un attacco speculativo contro sterlina e Gilt.

Nell’Eurozona, lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è salito fin sopra 250 punti base e il decennale italiano ha sfiorato il 5%, proprio in scia alle tensioni. Lo stesso Bund a 10 anni toccava il 2,34%, ai massimi da oltre un decennio.

Vantaggio su BCE della Banca d’Inghilterra

Dopo l’intervento della Banca d’Inghilterra, però, il mercato dei bond ha prima un po’ recuperato le perdite e successivamente si è stabilizzato. Gli investitori hanno creduto alla parola del governatore Andrew Bailey, cosa che non è accaduta del tutto dopo il board di emergenza alla BCE contro gli spread a giugno. Tant’è che la stessa Francoforte compra da quest’estate BTp e vende Bund per calmierare i rendimenti italiani.

Perché la Banca d’Inghilterra si rivela più credibile della BCE? E’ la banca centrale di un unico stato, non è dilaniata da lotte intestine tra vari stati membri. Emette la sterlina, in cui sono denominati i bond emessi da un solo governo. Se promette di acquistare fino a 5 miliardi di sterline di Gilt, non c’è ragione di dubitarne. Soprattutto, non ci saranno mugugni sul piano politico.

Detto ciò, un’altra differenza è saltata agli occhi in questi giorni, stavolta tra il governo di Sua Maestà e quello tedesco. Anche Berlino ha varato un maxi-piano contro il caro bollette da 200 miliardi di euro, oltre il 5% del PIL.

Tuttavia, i rendimenti dei Bund hanno reagito scendendo e non salendo come nel caso dei Gilt. E ciò è stato dovuto anche in questo caso alla diversa credibilità dei governi. Lo stesso ministro delle Finanze, Christian Lindner, ci teneva a sottolineare come la Germania non stesse seguendo la strada del Regno Unito.

Mercato dei bond tedeschi resta benchmark

La precisazione non era d’obbligo, perché la storia tedesca recente parla da sé. Anche dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008-’09, i conti pubblici sono stati tenuti in ordine e, anzi, dal 2014 il governo federale ha chiuso i bilanci in attivo fino all’arrivo della pandemia. Già punta a tornare al pareggio di bilancio, un must per la politica tedesca. E così, il debito pubblico britannico è previsto salire sopra il 100% del PIL, quello della Germania tendere al 60%. Grazie a questa credibilità, la BCE si è potuta permettere negli anni passati una politica monetaria più espansiva di quanto avrebbe potuto adottare se non avesse avuto tra i suoi azionisti proprio la Bundesbank. Altrove, sarebbe risultata lassista.

Il mercato dei bond tedeschi è e resta solidissimo, benchmark globale anche con la crisi dell’euro di questi mesi. Non lo stesso dicasi dei Gilt, che pagano anche i frequenti cambi di governo degli ultimi anni. La stabilità politico-istituzionale di Berlino risulta invidiabile a qualsiasi altro paese al mondo. Insomma, anche dinnanzi agli stessi eventi, i mercati reagiscono in maniera differente a seconda di chi faccia o annunci cosa. Attenzione, però, a supporre che tale fattore di forza consenta ai tedeschi di garantire illimitatamente per i partner dell’Eurozona, oltre che per sé stessi. Nessuno avrebbe osato immaginare che i Gilt sarebbero stati salvati dalla Banca d’Inghilterra fino a una settimana fa.

Eppure è successo. La credibilità la si costruisce in decenni e la si può perdere in un giorno.

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