Qatar Petroleum ha annunciato nel fine settimana una maxi-emissione di obbligazioni in dollari per questo trimestre. La compagnia petrolifera statale dell’emirato ha già affidato l’incarico a un gruppo di banche per occuparsi dell’operazione e molto probabilmente essa si terrà in questi giorni stessi. Si tratta del primo collocamento sui mercati internazionali in valuta americana. E l’importo sarebbe molto rilevante: tra 7 e 10 miliardi di dollari, il maggiore di quest’anno per le obbligazioni corporate e il più alto di sempre tra le economie emergenti.

La maxi-emissione arriverebbe a distanza di un anno da quella sovrana di 10 miliardi, quando l’emirato registrò ordini per complessivi 45 miliardi. Tre le tranche offerte per questa occasione: a 5, 10 e 30 anni. Con il ricavato, Qatar Petroleum intende finanziare il potenziamento della sua capacità estrattive di LNG, gas naturale liquido, del 50% entro il 2027 a 126 milioni di tonnellate all’anno. Il costo dell’investimento è stimato in 29 miliardi.

Il Qatar è un emittente sovrano “investment grade” con rating altissimi: AA- per S&P e Aa3 per Moody’s. Qatar Petroleum beneficia degli stessi giudizi delle agenzie, per cui dovrebbe mostrarsi capace di spuntare rendimenti relativamente assai contenuti con la maxi-emissione di bond in arrivo. Già, ma di quali livelli parliamo?

Maxi-emissione corporate, ecco i possibili rendimenti

Per capirlo, in assenza di precedenti bond in dollari, dovremmo monitorare i rendimenti sovrani sulle suddette scadenze. Il bond in dollari a 5 anni offre un rendimento attuale dell’1,30%. Quello che verrà rimborsato nel 2030, sempre in valuta americana, rende il 2%. Infine, il trentennale con scadenza 2050 viaggia al 3,15%. Poiché è praticamente certo che la maxi-emissione corporate offrirà rendimenti a premio rispetto ai bond sovrani, dovremmo aspettarci obbligazioni quinquennali in area 1,50%, decennali sotto il 2,50% e trentennali quasi al 3,50%.

Non sembrano livelli di rendimento significativamente allettanti, ma la qualità del resto costituisce un argine contro i rischi eccessivi.

Malgrado l’embargo accusato dal Qatar in questi ultimi anni da parte dei vicini della penisola arabica, guidati dall’Arabia Saudita, le sue condizioni fiscali appaiono ottimali. Quest’anno, dovrebbe riuscire a contenere il deficit al 5% del PIL e il debito in area 75%. Già a 43 dollari al barile riesce a centrare il pareggio di bilancio. E le quotazioni viaggiano già sui 65 dollari per il Brent da mesi. Non solo. Qatar Petroleum riesce a produrre a soli 4 dollari per milione di unità termica britannica. I principali concorrenti (USA, Russia e Mozambico) sostengono costi tra 5 e 8 dollari.

Non è un caso che il Qatar fornisca il 23% dell’intero gas consumato nel pianeta. I suoi prezzi sono così bassi da risultare quasi impossibili da battere. Gioca a favore dell’outlook anche lo svolgimento dei prossimi mondiali di calcio nell’emirato. L’evento contribuirà a diversificare l’economia domestica, sganciandola dal petrolio e favorendo i flussi turistici. Un toccasana per il debito sovrano e assimilato. La maxi-emissione di Qatar Petroleum beneficerebbe sia della ripresa economica in corso con annesso rialzo delle quotazioni petrolifere, sia delle luci della ribalta sotto le quali il paese si troverà da qui a pochi mesi, man mano che i mondiali si avvicineranno. Covid permettendo.

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