Il Tesoro approfitta dell’allentamento delle tensioni politiche – e, di riflesso, finanziarie – con la rielezione del presidente Sergio Mattarella per avviare un nuovo collocamento sindacato di BTp€i a 10 anni. La voce circolava sin dallo scorso lunedì. Sarà la seconda operazione di questo genere di quest’anno. La prima è avvenuta agli inizi di gennaio e ha avuto ad oggetto l’emissione di un nuovo bond a 30 anni con scadenza 1 settembre 2052.

Stando alle indiscrezioni, l’emissione avrebbe riguardato una scadenza a 15 o 20 anni.

Al momento, l’Italia ha un bond di riferimento per i 15 anni. Si tratta del BTp 1 febbraio 2037 e cedola 4%, ma la cui emissione risale al lontano 2005, come suggerisce l’alto tasso d’interesse offerto. Sul tratto a 20 anni, invece, esiste il bond 1 marzo 2041 con cedola 1,80%, mentre manca una scadenza nel 2042. E per questa ragione si riteneva possibile che il Tesoro puntasse proprio su un nuovo “benchmark” a 15 o 20 anni.

A sorpresa, ieri il Tesoro ha comunicato che il nuovo collocamento riguarderà un BTp€i con scadenza 15 maggio 2033. A tale proposito, ha affidato il mandato a Bank of America, Citibank, HSBC, Société Générale e Unicredit. E l’asta di BTp€i prevista per il prossimo 23 febbraio potrebbe essere cancellata. Si tratta di titoli indicizzati all’inflazione nell’Eurozona, al netto della componente tabacchi. Ad oggi, il “benchmark” a 10 anni per questa tipologia è la scadenza 15 settembre 2032 (ISIN: IT0005138828). Ieri, quotava a poco meno di 117, offrendo un rendimento del -0,30%. Esso si confronta con più dell’1,40% offerto dal BTp ordinario di pari durata. Pertanto, il mercato segnala di attendersi un’inflazione media nell’Eurozona dell’1,70% da qui ai prossimi 10 anni.

Collocamento BTp€i, i possibili rendimenti

Tornando, invece, alle scadenze fino a ieri circolate come rumors, pur in calo dai massimi toccati durante la scorsa settimana, i rendimenti a 15 e 20 anni sono risaliti tra lunedì e ieri.

Al netto della tassazione, cioè segnalando il costo reale a carico del Tesoro, sono passati rispettivamente da 1,26% a 1,28% e da 1,62% a 1,65%. Gravano le tensioni geopolitiche attorno all’Ucraina, così come i timori sull’inflazione e sul rialzo dei tassi ormai in arrivo negli USA.

Nel caso in cui il collocamento avesse riguardato un BTp a 15 anni, il rendimento lordo offerto esitato si sarebbe aggirato in area 1,50%. Per il caso di una nuova scadenza a 20 anni, sarebbe stato in area 2%. In entrambe le situazioni, le cedole sarebbero risultate basse per essere appetibili. L’inflazione a dicembre in Italia è stata del 3,9% e dovrebbe rimanere sopra il target del 2% per svariati mesi, prima di ripiegare verso tale soglia. E con tassi così bassi, mai comprare a lungo termine.

Un collocamento sindacato si distingue dall’asta ordinaria per essere rivolta agli investitori istituzionali, i quali inseriscono i loro ordini a libro sulla base dei rendimenti minimi pretesi. Sarà il Tesoro successivamente a ponderare l’importo offerto in relazione al costo da sostenere, chiaramente rifiutando tutte le offerte risultanti incongrue e in eccesso ai propri bisogni. Per assicurarsi di rientrare nella ripartizione, gli investitori sono soliti richiedere cifre elevatissime.

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