Se vi dicessi che esiste un BTp di durata media e che offre una cedola semestrale del 4,25% e annuale dell’8,50%? Molti di voi strabuzzereste gli occhi, ma la verità è che questo bond esiste e non risulta essere nemmeno con il tasso cedolare più alto ancora in circolazione. Scade il 22 dicembre del 2023, per cui parliamo sostanzialmente di un quadriennale/quinquennale. Alla scadenza, infatti, mancano qualcosa come 4,6 anni o 4 anni e 7 mesi. Venne emesso nel lontano dicembre 1993, per cui esordì come un trentennale.

Ecco spiegata la ragione di questa maxi-cedola. E pensate che al tempo la sua emissione avvenne ben sotto la pari, cioè a 92,5, per cui il rendimento fu del 9,5%. Oggi, pur in piena crisi dello spread, un BTp a 30 anni rende circa 3 volte meno. Ma erano altri tempi.

Investire in BTp e guadagnare a doppia cifra in pochi mesi, è appena successo

Sapete che c’è di strano? Se oggi acquistaste questo titolo, vi portereste a casa un rendimento negativo dello 0,70%. E qui, qualcuno salterà dalla sedia, perché chi segue anche solo grossolanamente i mercati finanziari sa che i nostri bond offrono rendimenti positivi già a partire dai BoT a 9/12 mesi, a seconda della seduta. E, in effetti, il grafico della curva dei tassi ci spiega che per una scadenza a 4 anni, l’Italia offre l’1,5% e per una a 5 anni più dell’1,8%. Trattandosi di un bond di durata compresa tra 4 e 5 anni, ci dovremmo aspettare un rendimento lordo a metà strada tra questi due numeri, intorno all’1,65-70%. Invece, il rendimento è negativo, anzi il più negativo mai visto in Italia, da fare impallidire persino i Bund della Germania.

Il 23 aprile scorso, il rendimento di questo BTp scese al minimo storico, nonché supponiamo record mondiale, del -4,7%. Avete letto benissimo: chi lo avesse acquistato quel giorno, ci rimetterà alla scadenza tra un quarto e un quinto del capitale investito.

Com’è possibile che accada una cosa simile, quando a gennaio lo stesso titolo è arrivato a offrire il 2,60%? Parliamo di un bond totalmente illiquido. Per esso non c’è mercato. E, infatti, quando ha toccato il suo prezzo record poche settimane fa, è bastato un semplice contratto di acquisto nell’arco della seduta per fare esplodere la quotazione del 2,7%. Già la seduta successiva, questa crollava di oltre il 17% e il rendimento s’impennava al -1,8%.

Il confronto con BTp nov23 9%

E guardate che la ragione di questa assenza di liquidità non risiede nelle dimensioni dell’emissione del ’93, pari a un valore complessivo di quasi 3,1 miliardi di euro. Il fatto è che il BTp venne emesso ai tempi in favore della Banca d’Italia, come strumento per consentire al Tesoro di ricevere liquidità sul proprio conto, accrescendo le disponibilità. E Via Nazionale si è tenuta per sé il bond, salvo probabilmente avere ceduto qualche taglio a pochi investitori istituzionali, i quali raramente comprando e vendono, provocando quelle oscillazioni incredibili di prezzo di cui vi dicevamo.

La ripresa dell’Italia e gli effetti collaterali sui BTp

Che si tratti di un’anomalia assoluta lo testimonia anche il fatto che il BTp con durata più vicina ad esso, quello che scade l’1 novembre del 2023, rende circa l’1,50% lordo, appunto quanto ci aspettiamo che faccia un titolo su questo tratto della curva. E, attenzione, perché trattasi del bond con cedola più alta in assoluto vigente, il 9%, sul nostro mercato obbligazionario governativo, emesso anch’esso nel lontano 1993, esattamente a novembre, per cui nasce come trentennale. Chi volesse acquistarlo, dovrebbe farlo a prezzi superiori a 131, per cui bisogna mettere in conto un impiego di risorse nettamente superiore al valore di rimborso, ma più che compensato dal flusso cedolare fino alla scadenza. E trattasi di un mercato liquido, essendo il bond in circolazione per un controvalore di 12,2 miliardi di euro.

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